Il racconto di un insegnante

«Ho letto gli articoli sul carcere Beccaria con tanto dolore». Così mi ha scritto Donata Posante, Direttore della Casa Circondariale di Piazza Armerina, nel cuore della Sicilia. Donata è una persona piena di luce, che ho avuto modo di incontrare pochissimi giorni fa, quando, come scrittore, sono stato invitato in quel carcere da una educatrice, che con un gruppo di detenuti aveva letto uno dei miei romanzi. La prima volta che ero stato a Piazza Armerina ci ero andato per visitare la celebre Villa romana del Casale, con i suoi strepitosi mosaici, tra i più belli al mondo.

Allora non immaginavo nemmeno lontanamente che sarei tornato lì non per visitare le bellezze della Sicilia, ma per entrare in un luogo dove le persone sono recluse. E men che meno avrei immaginato che quel luogo stesso si sarebbe svelato ai miei occhi come un capolavoro infinitamente più grande, grazie a molte persone che sanno guardare alla realtà con occhi pieni di speranza e di futuro e grazie al lavoro di una Polizia Penitenziaria disponibile, sensibile e dotata di grande umanità. Non mi capita spesso di entrare in carcere, ma fin dai primi passi nella struttura non mi sono sentito oppresso, nonostante le porte con le pesanti sbarre che si aprivano e chiudevano dietro di me. Mi sono ritrovato in uno spazio accogliente, con le pareti pieni di libri, nel quale i detenuti erano seduti insieme ai volontari, agli insegnanti, agli educatori, agli operatori della struttura e al Direttore stesso.

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