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Il progetto di salvezza racchiuso in poche parole
ha tanto amato il mondo
Dio ama “tanto” il mondo così come è … non perché bello, pulito, abitato da gente brava e buona. Lo ama, invece, perché malato di egoismo degli uomini, di discriminazioni, ingiustizie, prepotenze. Questo mondo inamabile perché perennemente in contrasto con l’amore di Dio, questo mondo Dio ama al punto da mandare il suo Figlio. Questo “mondo”, profondamente ingiusto nelle sue codificazioni, nei confini che esasperano l’inimicizia, nelle religioni che diventano giustificazione di violenza, nell’economia che impoverisce i poveri e arricchisce i ricchi, nei poteri che alimentano l’odio …, questo “mondo” Dio lo ama, e vi manda il Figlio suo quale prova suprema ed evidente di questo amore. Ma non è una visita di cortesia, un passaggio fugace, un baleno d’eternità che sfiora la storia. L’amore di Dio entra nella storia e si fa storia di questo mondo; Dio penetra nel profondo della natura umana, Lui stesso si fa uomo perché siano rivelati i molti cuori, i pensieri nascosti, l’oscurità dell’azione dell’uomo.
Tutto il progetto di salvezza per l’uomo si trova condensato magnificamente in queste poche parole. L’evangelista tocca la vetta della contemplazione per scoprire l’Amore di Dio.
Da dare il FiglioPer capire il senso di quel dare dobbiamo leggere il versetto che precede che annuncia il mistero della croce: così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna (Gv3,14-15). È il mistero dell’amore che va oltre i confini dell’inamabile, è il mistero dell’innalzamento che è abbassamento, della morte che è vita.
Tra le tensioni spirituali dell’umanità c’è anche il tentativo di ascendere, di arrampicarsi verso l’alto per staccarsi dai limiti e le angosce della storia, trovando rifugio nei riti complessi o in espressioni di una lingua non più parlata nel tentativo di rappresentare il mistero.Il mistero (progetto) di Dio è il dono di sé, il dono del figlio suo che entrando nella storia degli uomini ha abbracciato tutte le nostre debolezze e fragilità, si è fatto sopraffare dalla perversione del potere, ha ceduto alla cattiveria umana amando e perdonando. Così ha mostrato il volto misericordioso del Padre.
Per condannare il mondo
fa parte del pensiero umano corrente, da sempre e per ogni religione, l’dea di un “dio” che condanna; ogni tanto nella storia appare qualche sedicente “profeta” che rivela situazioni, disastri della natura, epidemie, ecc. come “castighi di dio”. C’è sempre chi ha ricevuto qualche particolare “rivelazione” per affermare una qualche punizione in atto. C’è un periodo storico in cui nell’architettura delle nostre chiese è apparsa l’immagine di un occhio in un triangolo con la scritta “Dio ti vede”, proprio per enfatizzare l’idea di un Dio che tutto controlla, pronto a inviare i suoi strali. Siamo davvero lontani dalla rivelazione dell’amore di Dio, forza propulsoria di tutto il suo agire. Dobbiamo pensare, invece, che tutto il mondo è avvolto dall’amore di Dio, quello che è uscito dalle sue mani, dalla sua parola, dal soffio della sua vita. Non una parte, un popolo o una religione; l’amore di Dio non discrimina tra una cultura o un’altra, un periodo storico più di un altro, una società, una categoria, un colore della pelle… Dio è Amore (1 Gv 4,16) e altro non può fare che amare.
perché il mondo sia salvato
Il paradosso e l’irrazionale di Dio sta proprio nell’amore sconsiderato che non condanna e non giudica. L’amore di Dio che ama l’inamabile mette in “crisi” il cuore dell’uomo, questo è il suo giudizio; l’amore di Dio ha donato il proprio figlio al mondo per destabilizzare, o meglio destrutturare quel mondo, per metterlo in crisi, fargli scoprire la verità verso cui camminare.
chiunque crede in lui
Il verbo “credere” occupa una posizione preminente in queste poche righe, ma è lontana dall’evangelista la necessità di aderire a qualche dottrina o partecipare di qualche organizzazione, neppure il culto sembra essere nella sua prospettiva, piuttosto una esigenza pressante di amore dare spessore all’esistenza, tanto da scoprire, fin da subito, la “vita eterna”.
Dobbiamo lasciarci attrarre dall’amore infinito del Crocifisso, amore che supera ogni misura perché il Figlio e il Padre esprimono nella comunione lo stesso amore per il mondo: “Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono” (Gv 8,28).
Credere “in lui” significa fidarsi della potenza dell’amore di Dio, lasciare che la sua Parola rivoluzioni la nostra vita, corregga le nostre prospettive, modelli le relazioni, lasciare che la sua Parola modelli le nostre parole.