Il patriarca di Gerusalemme: «Costruire la pace partendo dai popoli»

I caccia che fanno rotta sulla “confrontation line” tra Israele e Libano, attraversano il cielo di una Gerusalemme che la guerra sta inesorabilmente cambiando. Le minacce da Nord, gli scontri in Cisgiordania, la campagna militare a Gaza. È il tempo del tutti contro tutti. Pochi sembrano guardare al presente tenendo conto di quali ricadute avrà sulle generazioni future.

Incontriamo nella Città Vecchia il cardinale Pierbattista Pizzaballa. Il Patriarca di Gerusalemme si concede alle domande di “Avvenire” e “Osservatore Romano”. Una intervista lunga, in equilibrio tra le emozioni e la razionalità che sono richieste ai leader nei momenti peggiori. Merce rara, da queste parti. E’ il giorno di guerra numero 200 quando nella sede del Patriarcato Latino il porporato ci riceve insieme a Roberto Cetera, l’inviato dell’ “Osservatore” in Terra Santa. Dalle finestre nella penombra del pomeriggio si osservano minareti, campanili, il “Muro del Pianto” caro agli ebrei. E le strade nascoste tutte in salita della Via Crucis.

«Vivo in questa che oramai è la mia terra da 34 anni. Ne abbiamo viste: guerre, intifade, scontri. Ma non ho dubbi: stiamo affrontando la prova più difficile. L’incertezza è quanto durerà ancora la guerra, e cosa succederà dopo, perché una cosa è sicura: nulla sarà più come prima». Il cardinale Pierbattista Pizzaballa si era anche offerto ad Hamas perché lo prendessero in ostaggio in cambio della liberazione dei bambini israeliani. Un gesto che nessuno ha dimenticato

La guerra cosa sta già cambiando?

continua https://www.avvenire.it/mondo/pagine/intervista-al-patriarca-di-gerusalemme-pizzaballa-costruire-la-pace-partendo-dai-popoli