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Il Papa: siamo tutti chiamati ad accogliere e integrare
Come il padrone della vigna descritto nella parabola del Vangelo proposta dalla liturgia odierna, Dio non fa calcolo dei nostri meriti: ci ama come figli. Francesco lo spiega all’Angelus dalla finestra del Palazzo Apostolico di fronte a circa 18mila fedeli giunti per la preghiera mariana in questa fresca e soleggiata domenica di settembre.
Francesco mette in guardia dal rischio di “avere una relazione ‘mercantile’ con Dio, puntando più sulla nostra bravura che sulla generosità della sua grazia”. Dio ci cerca sempre ad ogni ora del giorno. Il padrone infatti, ricorda il Vescovo di Roma, uscì all’alba per prendere a giornata i lavoratori per la sua vigna, ma non solo “Continua ad uscire a tutte le ore fino al tramonto”, nelle diverse fasi della nostra vita, fino alla vecchiaia:Così è Dio: non aspetta i nostri sforzi per venirci incontro, non ci fa un esame per valutare i nostri meriti prima di cercarci, non si arrende se tardiamo a rispondergli; al contrario, Lui stesso ha preso l’iniziativa e in Gesù è “uscito” verso di noi, per manifestarci il suo amore. La moneta con cui Dio ripaga ciascuno, prosegue Francesco, è il suo amore: il Signore è largo di cuore e gli operai dell’ultima ora vengono pagati come i primi perché la sua è una giustizia superiore: La giustizia umana dice di “dare a ciascuno il suo, secondo quanto merita”, mentre la giustizia di Dio non misura l’amore sulla bilancia dei nostri rendimenti, delle nostre prestazioni o dei nostri fallimenti: Dio ci ama e basta, ci ama perché siamo figli, e lo fa con un amore incondizionato e gratuito.
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