Il Papa, l’aldilà e il giudizio benevolo

“GIUDICATEMI CON BENEVOLENZA!”: Leggendo il giornale alcuni giorni fa ho notato il titolo di un articolo-intervista a Pupi Avati .

IL GRANDE VECCHIO

Pupi Avati: «Non mi piace papa Francesco, i preti non parlano più dell’Aldilà»

 Che non gli piaccia papa Francesco non è una novità. Lo stesso papa Francesco ne è perfettamente conscio tanto da chiedere ai cattolici, almeno a loro, come intenzione di preghiera per il mese di novembre “giudicatemi con benevolenza!”.

Conosco molte persone a cui non piace molto questo Papa e altre invece che lo esaltano. A me stanno un po’ sulle scatole tutti e due. Al di là degli stili personali dovuti al temperamento e alle circostanze della loro storia, che caratterizzano  ovviamente anche i singoli Papi come ognuno di noi e che quindi possono non risultarci sempre simpatici, le valutazioni di queste persone sono quasi sempre inficiate da un criterio poco cristiano: mi piace o non mi piace se va d’accordo con le mie idee, le mie voglie e i miei capricci.

Io al Papa chiedo una sola cosa: che sia fedele al mandato che Cristo ha dato a Pietro: “conferma i tuoi fratelli”. La prima e fondamentale responsabilità del papa  e richiamare tutti i cristiani alla fedeltà ai grandi misteri della fede ieri, oggi e sempre. Anche San Paolo nella sua seconda lettera a Timoteo aggiunge qualcosa di solenne alla vocazione del Papa (e dei preti): “Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù … annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina.  Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole. Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo, adempi il tuo ministero”

E tra le cose che il Papa (e i preti) devono annunziare “opportune et importune” c’ è anche quello di cui si lamenta e forse non del tutto a torto anche Pupi Avati: una minore enfasi nella predicazione dell’Aldilà, ossia “la resurrezione della carne e la vita eterna”.

Comunque questo è sostanzialmente il servizio che il Papa, ogni Papa, deve rendere alla Chiesa con la parola e la vita. Per il resto io lo seguo con “intelligente e umile obbedienza”, il che implica anche il dovere/diritto di poter dissentire su scelte umane e pastorali legate alla storia sempre molto intrigata e intrigante. Ma questo deve essere fatto con il sorriso verso il Papa e verso tutti. Il sorriso che viene dal cuore GARANTISCE l’autenticità della critica, la nostra buona fede e le nostre rette intenzioni. Tutto il resto è presunzione e ridicolo  egocentrismo, tipico di tutti coloro che, come si dice in Argentina “se creen el ombligo del mundo”.

Ho scritto precedentemente “forse non del tutto a torto.  Che vuol dire? Che noi preti non predichiamo più l’Aldilà, la Vita Eterna?

Anche noi preti e Vescovi siamo figli di un’epoca storica “disperata e per certi versi sazia e schifata” dove molti, troppi!, lottano per vivere e sopravvivere sia materialmente che psicologicamente e spiritualmente. Questo rappresenta per tutti un grande disagio e un ricatto: sia per i tanti bisogni reali e supposti, sia per un benessere a cui ci siamo abituati e che pian pianino sentiamo che ci sta sfuggendo, sia per i tanti gaudenti e spensierati che vivono da nababbi e noi che a torto o ragione li invidiamo, sia per la stupidità che in modo più o meno grave ha preso il cervello di tutti, sia per mancanza di un clima di pace esteriore e interiore (la lista è infinita!). In questo contesto  non troviamo più lo spazio e il tempo per pensare alla vita eterna. Tutto questo ci travolge e ci sconvolge o per un senso diffuso di paura o per il desiderio sincero di fare qualcosa di buono e utile in tutta questa tragica e contraddittoria nostra storia contemporanea. E poi a differenza dei nostri vecchi in un contesto certamente diverso molti non sanno neppure che esiste una vita eterna, e se lo sanno non ci credono e l’hanno liquidata come alienazione e favola per bambini un po’ scemi.In tutto questo turbinio vi è poi l’ubriacatura per molti versi storicamente inedita  dei diritti di ogni tipo veri o presunti  e di una libertà di cui si è perso il senso e la finalità

La chiesa si trova in questa situazione surreale: da una parte c’è dentro anche lei e allo stesso tempo deve vivere e insegnare a guardare “alle cose di lassù!”.  Alla luce del Vangelo è chiamata a tentare di offrire agli uomini una interpretazione dei vari fenomeni della storia che per definizione, gli storici lo sanno, sono sempre in qualche modo parziali e non sempre condivisi.  A volte si ha l’impressione di trovarci nell’impossibilità esistenziale di far quadrare il cerchio o di arare nel mare..Piaccia o no, la Chiesa e il Papa non potranno mai rinunciare alla loro vocazione profetica scontrandosi ovviamente con chi segue altre ideologie o peggio …che seguomo istinti bestiali di difesa dei propri interessi nazionali, di gruppo, di caste e quant’altro.

L’espressione usata dal Papa “ospedale da campo” a mio parere rende bene la situazione della storia contemporanea. Questo allora fa sì che si dia l’impressione di essere talmente coinvolti nella tragedia umana da dimenticare o posporre l’annuncio della vita eterna.

Ma non è vero. La Chiesa crede alla vita eterna e continua a annunciarla. E anche noi preti. Nella storia passata e presente a volte ci si può anche domandare se qualche Papa o vescovo o prete ci abbia creduto e ci creda davvero. Ma questo capita anche nelle buone famiglie.  La Chiesa e il Papa pregano e noi continuiamo a celebrare in ogni funerale cristiano non tanto l’inizio di una nuova vita ma la continuità di quella che stiamo già vivendo. L’aldilà come viene detto è solo un grande salto di qualità, STREPITOSO, UNICO, INIMMAGINABILE: saremo a cospetto di Dio e come dice san Paolo “… ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro.”

E’ terminato da pochi giorni in Vaticano la prima parte del Sinodo chiamato a affrontare nuovi problemi e nuove realtà. A volte ci spaventiamo e io stesso  mi spavento di fronte a una lista infinita di problemi urgenti, di ogni tipo che riguardano l’istituzione Chiesa, il ruolo del Papa e dei Vescovi, lo stile dei preti così diversi dai vecchi preti di un tempo, la sessualità in tutte le sue varianti spesso al limite della follia, il ruolo della donna, ecc. Sfide sociali, giuridiche, pastorali e  morali. La lista è infinita.

Anche la Chiesa come tutte le grandi istituzioni sparse nel mondo è chiamata a interpretare e rispondere a tutte queste vecchie e nuove domande e sfide  alla luce del Vangelo. Lo esige giustamente il popolo di Dio. La Chiesa  è infatti per volontà di Cristo “Madre e Maestra”. Che poi venga ascoltata non è automatico, ma la Chiesa non può e non deve dipendere dall’ “audience”.

E qui giustamente anche papa Francesco in alcune sue decisioni  e dichiarazioni può non piacere. E’ difficile anche per la Chiesa trovare soluzione a tutti questi problemi. Come si vede sono problemi a volte di difficili soluzioni. Il rischio è di venire travolti da tante discussioni, riunione e quant’altro al punto di dare l’impressione, speriamo solo l’impressione, che tutto questo sia prioritario, dimenticando quello che dicevano i nostri vecchi: l’importante è salvarsi l’anima.

Siamo nel mese di Novemre dedicato ai santi e al ricordo dei morti. E io tengo ben presente la grande frase di Paolo: “se Cristo non è risorto, vana è la nostra fede!”Se Cristo non è risorto, quante chiacchiere, quante polemiche inutili.

Ma ci crediamo alla Risurrezione di Cristo primizia della nostra risurrezione?Se cristo è risorto, diventa assolutamente secondario se i preti un giorno potranno sposarsi o se le donne potranno diventare preti o pretesse.

Non dimentichiamo mai il grande Bossuet: “Dio scrive dritto in righe storte” o la semplice espressione popolare che dice “Dio non paga sempre il sabato”.Dovremmo aver capito che ogni tanto Dio si stanca e ci “castiga” in un modo infallibile: ci lascia fare, una specie di “resa metodica”. Per sapere cosa significa basta leggere giornali e guardare i vari telegiornali. Purtroppo a volte non basta!