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Il Papa: il servizio al prossimo sia carità, non filantropia
Il Signore «è il punto di partenza del rinnovamento interiore e comunitario». Per questo «al primo posto» per i consacrati e le consacrate «c’è sempre la vita spirituale, la relazione personale con il Signore Gesù». Lo ribadisce Papa Francesco rivolgendosi alle partecipanti ai Capitoli Generali dell’Ordine del Santissimo Salvatore di Santa Brigida e delle Suore Missionarie Comboniane, ricevute in udienza.
Parlando alle “brigidine” il Pontefice le esorta a dedicarsi «specialmente alla preghiera di adorazione », di cui «oggi si è perso un po’ il senso». Invece «è bello adorare in silenzio davanti al Santissimo Sacramento, stare alla consolante presenza di Gesù e lì attingere lo slancio apostolico per essere strumenti di bontà, di tenerezza e di accoglienza nella comunità, nella Chiesa e nel mondo». Infatti «questo movimento interiore renderà possibile un servizio al prossimo che non sia filantropia o assistenzialismo, ma apertura all’altro, prossimità, condivisione; in una parola: carità». Francesco poi ricorda che la dimensione caritativa, «come frutto della crescita spirituale», richiede «di essere vissuta anzitutto nei dettagli quotidiani della vita comunitaria». Di qui la denuncia del «chiacchiericcio», che «è una peste della vita consacrata ».
E «non solo con le donne », ma « anche con gli uomini ».. Rivolgendosi alle missionarie comboniane il Papa ricorda che «lo stile di Dio è prossimità, misericordia e tenerezza». «E voi aggiunge – state cercando strade nuove di evangelizzazione e di prossimità, al fine di realizzare il vostro carisma, che vi pone al servizio della missione ad gentes, con uno sguardo preferenziale per i più fragili». In questa «donazione missionaria», Francesco incoraggia le religiose « a imitare l’ardore apostolico di san Daniele Comboni, che 150 anni fa, animato dall’amore di Dio e dalla passione per il Vangelo, avvertì la chiamata a dare vita al vostro Istituto pensando ai più poveri e abbandonati del Sudan, vittime della schiavitù». Infatti imitando la compassione e la tenerezza «del vostro Fondatore, saprete porvi al servizio delle vittime delle schiavitù moderne, che come piaghe sociali continuano purtroppo ad essere presenti su larga scala, in tutto il mondo». Esse «schiavizzano nella prostituzione, nella tratta delle persone, nel lavoro forzato, nella vendita di organi, nel consumo di droga, nel lavoro dei bambini vergognosamentesfruttati, nei migranti vittime di interessi nascosti ». Per Francesco «non si supera il problema di queste schiavitù senza eliminarne le cause piùprofonde, tra le quali ci sono la povertà, la disuguaglianza, la discriminazione». E proprio in mezzo a queste realtà le comboniane si propongono «di offrire la risposta cristiana, che non sta nella constatazione rassegnata, ma nella carità che, animata dalla fiducia nella Providenza, sa amare il proprio tempo e, con umiltà, rende testimonianza al Vangelo». «Così facendo – aggiunge – siete consapevoli di andare controcorrente, scontrandovi con la cultura dell’individualismo e dell’indifferenza, che genera solitudini e provoca lo scarto di tante vite».
Rivolgendosi infine sia alle brigidine che alle comboniane, il Papa ha ricordato la figura di san Giovanni Paolo II di cui ieri si celebrava la memoria liturgica. «Egli – ha detto – è stato un uomo di Dio perché pregava tanto, trovava il tempo di pregare pur immerso nei numerosi e gravosi impegni del suo ministero ». Testimoniava così «concretamente che il primo compito di un cristiano, di un consacrato, di un sacerdote e di un vescovo è pregare – il primo compito è pregare –, e che non bisogna tralasciare la preghiera personale per nessuna ragione ». Un altro aspetto della vita e della testimonianza di papa Wojtyla, ha poi rimarcato Francesco, «era la vicinanza al popolo di Dio, che si esprimeva nel ricercare il contatto con la gente e nel viaggiare in tutti i Continenti per farsi prossimo a tutti, ai grandi e ai piccoli, ai sani e ai malati, ai vicini e ai lontani». «Ispirarvi a lui – ha concluso il Papa – vi farà bene per guardare la realtà con gli occhi del Signore Gesù; e vi aiuterà a camminare nella gioia, docili allo Spirito Santo, e a fare dei vostri carismi una profezia incarnata».