Il Padre nostro prima di esser una preghiera é un modo di pregare

La quarta giornata della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani si è tenuta presso la Chiesa degli Ortodossi Romeni con il parroco padre Ciprian Calfa che ha celebrato i Vespri secondo la liturgia bizantina di San Giovanni Crisostomo. Al termine della liturgia la Presidente del Segretariato Attività Ecumeniche di Livorno e Pisa, Francesca del Corso ha commentato il versetto 15 dal Capitolo 15 dal Vangelo di Giovanni:” Io non vi chiamò più servi ma voi ho chiamato amici”. Siamo quindi chiamati a riflettere sull’importanza di pregare insieme. Alla base della preghiera c’è la relazione e la ricerca dell’intimità con Dio che abita già nel nostro cuore e ascolta quanto abbiamo nel nostro profondo. In una relazione di intimità  si rinuncia alle  molte parole che sono spesso un ostacolo, e si va all’essenziale! Il Padre nostro prima di esser una preghiera é un modo di pregare. Il Vangelo di Luca di parla del dialogo di Gesù col Padre e ci sono cinque invocazioni     brevi   che condensano tutta la preghiera del popolo di Israele. In questa preghiera emerge solo l’umanità di Gesù che si decentra per lasciare spazio al Padre e a tutti gli uomini ed donne. Le parole sono universali: ogni uomo e donna, sia esso cristiano o meno, può rivolgere con piena fiducia una preghiera a un Dio che è Padre e qualsiasi persona può chiedere perdono, forza nella prova, e la liberazione dal male. Il Padre Nostro rivela ciò che ciascuno ha bisogno per la vita. Non si esaurisce nella formula: è, un tu al Padre. Pregare il Padre nostro cambia la nostra vita e il pregare insieme genera comunione. La comunità di Taizé ci ricorda che:“Nella regolarità della preghiera comune germoglia in noi l’amore di Dio, senza che noi si sappia come. La preghiera comune non ci dispensa dalla preghiera personale. L’una integra l’altra. Ogni giorno dedichiamo un momento per rinnovarci nel nostro intimo con Gesù Cristo.”