Diocesi
Il Matrimonio e il Presepe: cagion di pensier santi
Nell’XI canto del Paradiso il sommo poeta Dante Alighieri racconta che, nella sua salita al più alto dei tre regni ultraterreni, incontra San Tommaso d’Aquino, insigne domenicano, che gli narra la storia di San Francesco d’Assisi: l’agiografia inizia con un’immagine paragonabile a un volo d’uccello che dà al lettore la vista geografica dall’alto della terra umbra dov’è nato Francesco, il figlio dell’assisano mercante di stoffe Pietro Bernardone. Il racconto muove proprio dalla nascita di un bambino speciale paragonata, per la sua importanza, al sorgere del Sole. Il poeta narra, per bocca del santo domenicano (corrispondenza celeste della reciprocità terrena esistente fra i due ordini mendicanti), la crescita, le singolari scelte di vita e le nozze del ragazzo con una speciale donna che si trovava vedova in terra da ben undici secoli, cioè dalla morte di Cristo, ovvero la Povertà, e afferma: “La lor concordia e i lor lieti sembianti, / amore e maraviglia e dolce sguardo / facieno esser cagion di pensier santi” (Paradiso XI, 76-78). Si aggiunge, inoltre, che queste speciali nozze divengono ispiratrici per altri al punto da far cambiare vita e far intraprendere la medesima strada inaugurata da Francesco.
Quello che parla nell’intimo è un’attraente storia d’amore espressa nella mirabile forma del matrimonio: vedere gli sposi così affiatati (in concordia) fa risaltare la loro bellezza che irradia gioia (i lor lieti sembianti) in modo edificante nell’amore, espresso dal modo dolce in cui si guardano.
C’è un caro simbolo di origine francescana che è il cuore delle tradizioni legate Natale: il presepe. Nel 1223, precisamente 800 anni fa, a Greccio, paesino laziale vicino al confine umbro, il poverello d’Assisi volle ricreare la scena della natività allestendo il primo presepe della storia, del tipo che oggi si direbbe “vivente”, invitando diversi personaggi a mettere in scena la notte Santa, come a voler squarciare la distanza temporale ed essere presenti a Betlemme. Francesco pensò a convocare tutti i personaggi ma decise di non mettere il protagonista, il bambino Gesù: il Signore sarebbe sceso come quella notte di un millennio prima, ma in modo reale, ovvero nella celebrazione dell’Eucarestia.
Queste due immagini, quella del presepe e quella del matrimonio, possono essere felicemente accostate: entrambe possibili cagion di pensier santi: se si considera il primo presepe, c’è anche in esso, come nel matrimonio, il carattere sacramentale impresso dalla presenza stessa del Signore Gesù nelle specie eucaristiche. Inoltre, vedere gli sposi cristiani amarsi in modo tenace nelle difficoltà, curare la relazione fra loro e con Dio al di sopra di tante altre cose magari più urgenti ma sicuramente meno importanti, conoscerli nel loro donarsi nell’accoglienza o nel servizio, fa nascere anche nei giovani in ricerca il desiderio di realizzare una bella famiglia, un progetto di risposta a una vocazione specifica.
Quest’anno, a 800 anni dalla prima natività rappresentata, Papa Francesco ha concesso l’indulgenza plenaria, ovvero il perdono dei peccati, a tutti coloro che visiteranno una chiesa francescana dall’8 dicembre prossimo al 2 febbraio 2024, lucrabile alle medesime condizioni di altre: il sacramento della Riconciliazione, la partecipazione all’’Eucaristia, la recita del Credo e del Padre Nostro e la preghiera per e secondo le intenzioni del Papa. L’invito è quello di meditare sulla scena sacra e pregare di diventare, pensando alle famiglie, una novella Betlemme: sostare di fronte all’immagine della natività, come le persone che accorrono alla grotta; bearsi dei pensier santi che essa ispira e farsi nutrire dalla sua dolcezza. Anche gli sguardi fra Francesco e la Povertà sono, appunto, dolci. Come il giogo dolce di cui parla Gesù (Mt 11,30). Quindi, se i coniugi sono proprio coloro che procedono “sotto lo stesso giogo”, pare che nelle parole sia già inscritta l’intima verità del loro essere, dolcemente, uniti.
Questa possibilità permette di ripartire corroborati e trasformati dalla preghiera, puntando all’essenziale per il tempo di Avvento: i pensier santi divengano poi azioni, atteggiamenti tipici di uno stile intimamente cristiano. Il presepe, anche quello domestico con le statuine che si tramandano fra le generazioni, rammenta che le persone libere sono coloro che nulla possiedono ma tutte si donano. Come Francesco.
Come Gesù.
nelle foto:
Giotto e allievi, Sposalizio fra Francesco e Madonna Povertà, vela est della volta giottesca sull’altare maggiore della Basilica inferiore, Assisi, XIV sec.
Giotto, Presepe di Greccio, particolare del ciclo di affreschi delle Storie di San Francesco della Basilica superiore di Assisi, 1299 circa.