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Il libro
Uniti, insieme nella lotta contro gli abusi sui minori e nell’impegno per la prevenzione. Uscirà lunedì 1° luglio “Non fate male a uno solo di questi piccoli. La voce di Pietro contro la pedofilia” (Edizioni Cantagalli, 144 pagine. 15 euro), libro che rappresenta una sorta di summa del pensiero e degli interventi di papa Francesco e di Benedetto XVI sul fenomeno degli abusi sessuali perpetrati a danno dei minori. Una tragedia che li vede accomunati nella denuncia e nella volontà di coniugare giustizia e trasparenza. Il volume, che riporta in appendice il motu proprio “Vos estis lux mundi”, si apre con l’introduzione di padre Federico Lombardi, storico direttore della Sala Stampa vaticana, di cui riportiamo un estratto. La citazione iniziale riguarda l’Incontro sulla protezione dei minori nella Chiesa, summit convocato e presieduto da Francesco dal 21 al 24 febbraio scorsi in Vaticano.
Al termine dell’Incontro di febbraio, il Papa Francesco ha pronunciato un discorso che non è sempre stato accolto e interpretato favorevolmente dalla stampa, ma è di estrema importanza. Il Papa anzitutto allarga l’orizzonte al mondo contemporaneo, vedendo la piaga degli abusi e della violenza sui minori e sulle persone vulnerabili in tutto il suo orrore, nelle sue diverse forme e nella sua sconcertante vastità. Ciò non diminuisce né relativizza la gravità del problema ecclesiale, ma aiuta a contestualizzarlo e a capire come l’impegno di rinnovamento della Chiesa è premessa necessaria perché essa possa, con credibilità ed efficacia, partecipare alla lotta della comunità umana intera per la dignità dei minori. E qui il Papa Francesco si colloca coraggiosamente nella prospettiva di una lettura spirituale, nella fede, della realtà orribile delle violenze e dell’abuso nei confronti dei piccoli. È una lettura che nel mondo secolarizzato appare davvero contro corrente. Francesco parla senza mezzi termini della manifestazione dello spirito del male «il quale nel suo orgoglio e nella sua superbia si sente padrone del mondo». Perciò per combattere questa battaglia «dobbiamo prendere tutte le misure pratiche che il buon senso, le scienze e la società ci offrono», ma dobbiamo anche «prendere le misure spirituali che lo stesso Signore ci insegna: umiliazione, accusa di noi stessi, preghiera, penitenza. È l’unico modo di vincere lo spirito del male. Così lo ha vinto Gesù».
Come Benedetto XVI ha concluso il suo recente scritto invitandoci a cercare le prospettive di risposta più profonde alla sfida, rialzando lo sguardo verso Dio creatore e il senso della creazione, verso Gesù presente nella vita della Chiesa nei suoi sacramenti, verso l’opera dello Spirito nel mistero della Chiesa, opponendoci alla tentazione di scoraggiamento indotta dal “nemico”; così Francesco ci ha invitato a guardare, con profonda fede, a ciò che è in gioco nel mondo nella grande lotta per la salvezza delle creature di Dio contro l’accanirsi distruttore dello spirito del male, a non dimenticare, in questa lotta, le armi spirituali caratteristiche proposte da Gesù e, alla fine del discorso, a ricordare la vitalità della Chiesa, del «santo e paziente popolo fedele di Dio, sostenuto e vivificato dallo Spirito Santo», grazie a cui dobbiamo sperare di ritrovare slancio e fiducia per il servizio dell’umanità. È difficile non vedere la piena consonanza delle prospettive più profonde di Benedetto e Francesco nel piano decisivo della fede.
Il discorso finale di Francesco enuncia sinteticamente anche una serie precisa di linee operative, che riassumono aspetti fondamentali della lotta contro gli abusi e che sono state studiate con impegno nel corso dell’Incontro di febbraio. Non è necessario ripeterle in questa sede. È importante, invece, mettere in luce come, proprio coerentemente con queste linee, siano già seguiti ulteriori passi molto importanti e concreti.
Ne è testimonianza l’ultimo documento riportato nel volume, cioè il Motu proprio Vos estis lux mundi, del 19 maggio 2019, che è probabilmente l’atto legislativo di maggiore portata finora emesso dal Papa Francesco in questo campo. Cerchiamo di spiegarne molto sinteticamente il grande valore.
Nel pontificato di Benedetto XVI, dopo l’aggiornamento delle norme e procedure canoniche contro i crimini degli abusi, nel 2011 la Congregazione per la dottrina della fede aveva inviato una circolare a tutte le Conferenze episcopali del mondo, fornendo precise indicazioni e chiedendo che le Conferenze redigessero entro un anno “Linee guida” dettagliate, per orientare la risposta concreta ai problemi degli abusi da parte dei singoli vescovi. Molte Conferenze hanno risposto, ma alcune con ritardo, e in ogni caso le Linee guida non hanno valore di legge per i singoli vescovi. Con il nuovo Motu proprio, che è legge per la Chiesa universale, Papa Francesco prende invece delle decisioni normative di grandissima importanza. Anzitutto, stabilisce che tutti i chierici e religiosi (uomini e donne) sono obbligati a denunciare i casi di abuso sessuale o di occultamento di esso di cui vengano a conoscenza. Inoltre, dispone che entro un anno (tempo molto breve!) in ogni diocesi del mondo deve essere predisposto un sistema pubblicamente noto, affidabile e accessibile, per la segnalazione degli abusi. Infine, chiarisce come procedere per l’investigazione di abusi o del loro occultamento da parte di alte autorità ecclesiastiche (vescovi, cardinali o superiori generali maschili o femminili). Il Papa Francesco mette dunque in pratica tempestivamente quanto aveva già indicato nel suo discorso finale dell’Incontro di febbraio, quando parlava (al punto 5 delle indicazioni operative) di «rafforzare e verificare le linee guida delle Conferenze episcopali», della necessità di «norme e non solo di orientamenti» e dell’agire con determinazione perché «nessun abuso deve essere mai coperto».
La lettura di una spiegazione più dettagliata del Documento sarà certo molto opportuna per le persone non competenti in materia. In questa sede, tuttavia, è importante rilevare che esso dà un segnale fortissimo e compie un passo in avanti determinante, affermando il dovere generale per gli ecclesiastici di denuncia degli abusi e l’obbligo di ogni diocesi del mondo di provvedere affinché il dovere di denuncia si possa speditamente osservare; inoltre, chiarisce come si deve procedere per rispondere alla forte e crescente attesa di giustizia per cui tutti, anche le persone con le più alte autorità, rispondano delle loro azioni o negligenze in un campo così grave come quello degli abusi.
Attraverso la lettura dei documenti raccolti in questo volume il lettore può comprendere come Papa Benedetto e Papa Francesco hanno visto e vivono la grande prova che la Chiesa affronta, ormai da decenni, a seguito dei crimini di abuso sessuale compiuti da suoi membri qualificati. Due grandi pontefici fanno propria la sofferenza dei piccoli e dell’intero popolo di Dio, la portano su di sé, intervengono nella loro responsabilità pastorale, leggono in profondità, nella fede, questi avvenimenti. Avendo lavorato al servizio di entrambi, posso attestare che attraverso queste vicende essi vivono davanti a Dio il loro servizio alla Chiesa e all’umanità, dandoci una testimonianza esemplare di amore per i piccoli, di umiltà, di pazienza, di coraggio, di verità, di amore della giustizia. Con la Sua grazia e con la loro guida possa il Signore aiutare la sua Chiesa a purificarsi in profondità per ritrovare pienamente la credibilità nella missione e la gioia del servizio ai più piccoli.