Diocesi
Il lavoro delle api
Don Paolo Porciani, sacerdote diocesano, per molti anni parroco a S. Giuseppe Nibbiaia, ha dato alle stampe un volume dal significativo titolo: “Il lavoro delle api”. Significativo perché lo scritto si apre con la citazione di un sermone di Sant’Antonio, sconosciuto ai più, in cui viene detto: “Va dall’ape e apprendine la saggezza . . . tu raccogli da un libro ciò che ti serve e collocalo nell’alveare della tua memoria”.
L’autore vuole proporre un itinerario di “Lectio Divina” sul lezionario festivo dell’anno A, dedicato al Vangelo di San Matteo. Lo scopo è quello di avviare un “autentico discernimento di vita cristiana”, che, come detto nella prefazione al volume, si propone degli obiettivi per i quali è necessario avere competenza, cioè amore e passione per la Parola di Dio, unita alla costanza e perseveranza nel dare continuità a ciò che si vuole fare in un lavoro condiviso come quello realizzato dalle api. Come le api che succhiano il nettare vivificatore, così noi dobbiamo attingere “ai fiori della Sacra Scrittura”, dove la Parola di Dio esprime la sua compiutezza.
Per la festività di San Matteo, Apostolo ed Evangelista, nella ricorrenza del 21 settembre, don Paolo ricorda come egli risponda “prontamente” alla chiamata di Gesù, ed è per lui quasi una resurrezione, l’inizio di una vita nuova. Infatti non importa a Gesù che Matteo sia un pubblicano e dice ai farisei: importa cosa significhi la misericordia. Matteo dunque -chiarisce don Paolo- “è il Vangelo del catechista”, il suo simbolo è l’uomo alato che indica l’intelligenza contenuta nella Parola di Dio , ma è anche l’angelo che annuncia alle donne la Resurrezione di Gesù, la buona notizia che si diffonde nel mondo intero. E oggi, aggiungiamo noi, la Resurrezione è la speranza finale, come diceva San Paolo, della nostra vita cristiana.
Da pochi giorni è passata la Commemorazione dei defunti, per questa giornata don Porciani nel suo lezionario può scrivere: “L’umanità non è degna della morte e quello che desideriamo per i nostri cari, è anche il desiderio di Dio, c’è un germe di eternità, un seme di immortalità deposto nel cuore di ogni uomo e donna che attende di crescere e di portare i suoi frutti. Oggi preghiamo per tutti i defunti perché in Dio e nel suo mistero , la morte è già vinta”. Anche Mons. Vincenzo Paglia , nella rubrica di Rai Uno, “Ascolta si fa sera” del 3 novembre ha parlato del senso di “eternità”.
Per quanto riguarda la lettura e la meditazione del testo di don Paolo Porciani, non vogliamo estrapolare concetti tratti da una domenica all’altra, perché, come dice l’autore “sfogliare qua e là”, non è mai produttivo, ma ne consigliamo una lettura completa, pagina dopo pagina.