Il lavoro come strada per il reintegro dopo il carcere

L'incontro promosso dalla Fondazione Caritas Livorno

Carcere e lavoro, un’opportunità per tutti: detenuti, imprese e società civile, questi gli argomenti trattati durante l’incontro organizzato da Fondazione Caritas Livorno con gli altri partner del progetto Next nella struttura “Sorgenti di Carità” di via Donnini e alla quale hanno partecipato Serena Spinelli (Assessora Regionale per il Sociale), Andrea Raspanti (Assessore Comunale per il Sociale), Marcella Gori (Coordinatrice area trattamentale Casa Circondariale Livorno – Gorgona), Stefano Fabbri (Vicepresidente nazionale e referente per la Toscana dell’Associazione Seconda Chance), Enrico Vincenzini (Avvocato penalista e membro di Antigone Toscana), Guido De Nicolais (Direttore generale Fondazione Caritas Livorno) e Don Luciano Cantini (Presidente Fondazione Caritas Livorno).

In Italia il 33% dei detenuti è coinvolto in attività lavorative (19.153 impiegati totali nel 2023) ma solamente l’1% di essi è impiegato presso imprese private e il 4% presso cooperative sociali. La stragrande maggioranza, pari all’85%, infatti lavora alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria, eppure la legge Smuraglia permette alle imprese di assumere detenuti (con specifici requisiti), ricevendo anche sgravi fiscali.
Tutti hanno il diritto di ricostruire la propria vita una volta scontata la pena, ma le difficoltà sono tante e la recidiva è altissima. Ecco che anche il ruolo dell’avvocato nell’accompagnamento del proprio assistito, attraverso strumenti processuali e prospettive di lavoro, è necessario per mediare con il tessuto sociale della città, come ha sottolineato Enrico Vincenzini.
Serena Spinelli sottolinea che il detenuto è sempre un cittadino portatore di diritti, perché il carcere non è solo il luogo della detenzione, ma dovrebbe essere anche il luogo della rieducazione.
Andrea Raspanti sottolinea l’importanza di non sottovalutare il fattore di emarginazione sociale che crea disorientamento. Il progetto Next crea reti di supporto al fine di migliorare il delicato passaggio dalla detenzione alla vita fuori dal carcere, consapevoli che, tuttavia, le problematiche relative alla ricerca di casa e lavoro accomunano, purtroppo, tante persone.
La legge Smuraglia, che consente l’assuzione di detenuti anche in aziende private, può essere un’ottima chance di reintregro nella società, ha spiegato Stefano Fabbri, ma spesso la legge non è conosciuta e applicata, nonostante sia in vigore da più di vent’anni.
Decisivo e illuminante l’intervento di Giammarco Piacenti, imprenditore del settore restauri che ha già assunto ex detenuti nella sua azienda, superando pregiudizi e stereotipi e, al di là degli sgravi fiscali previsti, ha testimoniato che tutto è possibile quando si accoglie e si entra in relazione con l’altro.
I suoi dipendenti “speciali” hanno portato benefici a tutta l’azienda inserendosi a testa bassa e lavorando per migliorare ogni giorno.
È stato un’incontro informativo, formativo e di confronto proficuo e diverso da altri perché, pur partendo da dati e nozioni, si è voluto comunicare che attraverso sguardi e piccole azioni di speranza per il futuro si può arrivare a coinvolgere e sensibilizzare la società civile, perché tutti insieme si può costruire una realtà migliore!