Il card. Betori e i vescovi della Toscana

A nome dei Vescovi delle Chiese della Toscana esprimo vivo compiacimento per il Protocollo firmato in data odierna dal Presidente della C.E.I., dal Presidente del Consiglio e dal Ministro dell’Interno, in cui vengono determinate le modalità con cui sarà possibile riprendere le celebrazioni liturgiche con il popolo a partire dal 18 maggio.

Le Chiese della Toscana che hanno vissuto le limitazioni poste alle celebrazioni nella prima fase della pandemia con sofferenza ma al tempo stesso consapevoli di contribuire in tal modo alla tutela della salute di tutti, sono ora liete di poter condividere con l’intera società questa seconda fase, che in cui si prospetta una prudente ripresa della vita sociale, tra le cui dimensioni si colloca anche la vita delle comunità di fede.

In questa prospettiva esse si sentono impegnate a un’attenta ricezione delle disposizioni concordate, a evitare ogni fuga in avanti, soprattutto a vivere le nuove possibilità che si aprono come servizio al nostro popolo. Di questo fa parte anche l’opportunità di iniziare con alcuni giorni di celebrazioni feriali, che permetteranno di verificare, con numeri più contenuti, i modi con cui dare attuazione alle disposizioni. Nell’applicare il Protocollo si cercheranno le condizioni e le forme di esercizio del culto che meglio concorrano a continuare il contrasto alla diffusione della pandemia.

Nell’orizzonte delle fede i Vescovi sono lieti di poter di nuovo vivere con le comunità la forma della Mensa Eucaristica così come ci è stata consegnata dal Signore, incontro di fratelli e condivisione del suo Corpo e Sangue. Proprio perché l’Eucaristia è la sorgente primaria della grazia, sarà nostro impegno celebrarla degnamente, facendo tesoro di quanto la sua privazione comunitaria ci ha insegnato a riguardo del suo valore e di come essa sia connessa alla Parola da ascoltare, alla preghiera da condividere in famiglia, alla carità con cui servire i poveri.

Da ultimo i Vescovi della Toscana ringraziano quanti, da parte ecclesiastica e da parte governativa, si sono spesi per giungere a queste disposizioni, che proprio nella loro forma di accordo esprimono con chiarezza l’incontro e la collaborazione di Chiesa e Stato per la promozione dell’uomo e il bene del Paese.