Diocesi
Il cammino del Sinodo continua
In cammino lungo la Fase Sapienziale del Sinodo, la nostra diocesi ha presentato lo scorso maggio, alla Segreteria Nazionale incaricata di raccogliere i vari interventi, un documento riassuntivo in cui sono stati esposti sia i passi già compiuti nella fase precedente, quella Narrativa, sia il progetto previsto da attuare in vista dell’ultima fase, quella Profetica. I punti di collegamento lanciati hanno riguardato soprattutto i giovani, che specie nelle scuole hanno risposto numerosi alle iniziative proposte, sia l’impegno in generale del laicato. Visto ciò, è stato deciso di approfondire, tra i vari temi proposti per il lavoro diocesano, quello riguardante la formazione alla fede e alla vita. Essere come una famiglia, comunità aperta al dialogo, è il fil rouge che ha caratterizzato tutti gli interventi pervenuti dalle varie fasi di ascolto e partecipazione. Questo ha anche dettato la prospettiva con cui siamo intenzionati a proseguire lungo la fase Profetica: promuovere la riflessione della Parola e della Preghiera è sicuramente un impegno che coinvolgerà tutti e scandirà il nostro percorso.
Ecco la sintesi consegnata alla Segreteria Nazionale
A quali istanze emerse dall’ascolto della fase narrativa diocesana si è voluto rispondere con il discernimento?
Ad ispirare le scelte di questo anno sono state soprattutto due direttrici, già emerse negli scorsi anni.
1. Per i giovani è stato sottolineato come siano necessarie nuove forme di coinvolgimento che aggancino i loro interessi e ambienti di vita, specie per quei ragazzi senza socializzazione. È necessario farli sentire a casa nella Chiesa, vivendo la quotidianità di essere presenti nei locali parrocchiali e crescendo come corresponsabili nella cura della Parrocchia. Serve un grande sforzo per mettersi al loro livello, cercando anche di utilizzare il loro linguaggio, conducendoli gradualmente ad orientare la propria esistenza al Vangelo.
2. È necessario ridare impulso e vita all’impegno del laicato, non solo nella parrocchia ma soprattutto come insieme di fedeli dediti all’evangelizzazione e alla testimonianza cristiana, guardando alla parrocchia come “casa tra le case” che possa essere d’aiuto in tale compito. Solo a partire da un laicato consapevole sarà poi possibile ripensare, in forma familiare, la Catechesi adulti affinché si strutturi come un dialogo fruttuoso e sincero, così da fare esperienza di Cristo e crescere testimoni. Nella complessità delle nostre società moderne, per la vita degli uomini e delle donne, giovani, adulti e anziani, servono dei “compagni di viaggio” autorevoli, capaci di confrontarsi con la complessità delle sfide del mondo attuale e accompagnare le persone nel cammino della vita. I ministeri stessi che vengono attributi a chi ne viene riconosciuta la vocazione, dovrebbero poi prevedere un maggiore discernimento della comunità su tali persone.
Quali temi sono stati scelti per l’approfondimento della fase sapienziale?
Il Vescovo ha chiesto di concentrarsi sul punto 3 dei documenti riguardanti questa fase, ossia “la formazione alla fede e alla vita”. L’opera si configura come Quarto Cantiere, avviato lo scorso anno, in merito all’evangelizzazione in Diocesi. È stato scelto questo ambito per tentare di rinvigorire la vita parrocchiale, che già prima dell’avvento del CoVid-19 stava languendo.
FASE SAPIENZIALE
In che modo è stato portato avanti il discernimento sui temi scelti? Quali soggetti sono stati coinvolti? Quali approfondimenti sono risultati importanti per avanzare nella riflessione sul tema?
Abbiamo distribuito il materiale ai vari responsabili delle parrocchie e delle aggregazioni laicali, chiedendo loro di strutturare la loro azione secondo i parametri che lo scorso anno si sono rivelati utili per procedere. In particolare, a seguito di una prima fase di consultazione nei singoli ambiti, ciascuno è stato lasciato libero di operare come ritenesse più opportuno: riunioni, meeting, assemblee, ecc…
La fase operativa si è poi basata, nella quasi totalità dei casi riportati, sugli Orientamenti Pastorali per l’anno in corso, nei quali si è dato ampio spazio alla trattazione del Sinodo e al discernimento relativo dei Segni dei Tempi, nonché ai vari metodi da applicare affinché l’opera di quest’anno fosse utile e solida.
Sintetizzate qui i frutti del vostro discernimento mettendo in luce anche in quale modo essi possono contribuire ad una chiesa sinodale in missione (è possibile allegare file che riportano in maniera più dettagliata le riflessioni prodotte) È necessario fare delle nostre comunità una famiglia: bisogna far crescere sempre di più la comunione nelle nostre comunità attraverso un ascolto profondo e la condivisione della vita di ciascuno con le sue gioie e difficoltà. Abbiamo bisogno di iniziative che favoriscano la comunione e una maggiore condivisione e collaborazione tra tutte le comunità parrocchiali e le varie espressioni della Chiesa locale, realizzando anche attività trasversali per tutte le fasce di età all’interno delle comunità. In questo ci vengono incontro la comunione dei carismi e dei ministeri laicali, come doni per la comunità e per il bene di tutti. Tale comunione aiuta a superare particolarismi e autoreferenzialità, facendo passare da una cultura dell’io ad una cultura del noi.
Bisogna essere comunità aperte e in dialogo con la società: mettersi in ascolto dello Spirito per intercettare le domande più profonde dei nostri fratelli ed offrire risposte che possano interrogare la coscienza e permetterne la trasformazione. È necessario uscire dalla propria comodità e raggiungere le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo per accogliere il grido dell’umanità, facendosi carico delle tante fragilità e ferite dei nostri fratelli e sorelle.
È bene riportare al centro della vita delle nostre comunità cristiane la Parola vissuta perché il nostro agire sia sempre illuminato dal Vangelo e non scada in un parlare ed attivismo sterili. Condividere le esperienze della Parola perché possano rievangelizzare e trasformare la nostra vita e gli ambienti in cui viviamo.
La missione è da vivere come dialogo profetico, un dialogo della vita che ci aiuta a riconoscere ciò che c’è di bello in tutti. Sarebbe bene offrire percorsi di spiritualità che possano venire incontro alla ricerca di Dio e alla sete di spiritualità e accompagnare la persona in ogni fase ed evento della vita (dolore, malattia, morte, etc). Questo porterà a vivere la fede non come evento puntuale ma come base per l’incontro con l’altro. A tale proposito, una parrocchia ha iniziato un percorso di formazione liturgica per i bambini a livello vicariale: questo prevede incontri mensili fra catechisti e catecumeni delle parrocchie interessate, preceduti da momenti di gioco e conoscenza fra i bambini, e che si concludono con la S. Messa del fanciullo cui sono invitati anche i genitori.
Tra le buone prassi catechistiche e formative, andrebbero diffuse e favorita la nascita di gruppi di preghiera e formazione anche nelle case, gestiti da laici ed arricchiti dalla presenza dei sacerdoti o di consacrati. Ai giovani (18 -35 anni) che hanno voglia di non rimanere sugli “spalti della vita” offrire spazi e tempi di aggregazioni, confronto e condivisione al fine di invogliare all’approfondimento di tematiche di attualità di loro interesse (dal lavoro alla politica) attraverso discussioni costruttive, l’educatore o l’animatore che li accompagna saprà trovare il legame con la parola. Tale proposta, con i dovuti adattamenti, andrebbe avanzata anche agli adulti.
Riguardo l’attività catechetica, affinché la formazione non sia mirata solo alla preparazione ai sacramenti ma coinvolga tutta la realtà del bambino e del ragazzo, è necessario l’apporto e il sostegno consapevole e convinto dei genitori, i quali dovrebbero capire che la preparazione sacramentale è un percorso che non si esaurisce con i sacramenti stessi. Di conseguenza, è emersa l’importanza di un coinvolgimento maggiore dei genitori che si avvicinano alla parrocchia per richiedere i sacramenti dei loro figli, attraverso progetti, momenti di incontro, agape fraterna etc…, ma soprattutto attraverso l’ascolto e l’accoglienza. Anche se è molto difficile coinvolgerli, dovremmo cercare di entrare in relazione con loro per conoscerne la realtà, le esigenze e/o le difficoltà; solo così potranno nascere rapporti di fiducia e quindi atteggiamenti di apertura e partecipazione da parte loro a percorsi attuabili in parrocchia attenti alle varie situazioni e condizioni di vita (problematiche della coppia, problemi genitori-figli, anziani da assistere etc…).
Pensiamo sia importantissimo educare i presbiteri e le comunità parrocchiali e religiose ad essere portatori in sé e per gli altri della Buona Novella dando sempre un taglio positivo di speranza, di accoglienza e di ricerca dell’altro attraverso l’esperienza di vita comunitaria. Nel ministero della vita sacerdotale può capitare di essere sopraffatti dal senso di solitudine o di inutilità delle cose che si fanno, così da perdere l’entusiasmo iniziale ed il significato e l’importanza della propria vocazione. Una proposta che ci sentiamo di fare è che i sacerdoti non vivano da soli, ma in compagnia di un altro presbitero o laico con cui condividere non solo i momenti conviviali, ma anche dubbi o problemi, in un clima di aiuto reciproco. Per promuovere tale formazione comune di presbiteri, religiosi e laici, si potrebbe favorire l’accoglienza per periodi di tempo di 1-3 settimane dei presbiteri all’interno delle famiglie disposte a partecipare a questa esperienza. Da un lato ciò favorirebbe la compartecipazione dei presbiteri alle vicende familiari alle dinamiche problematiche a cui sono oggi confrontate le famiglie ed una loro maggiore comprensione. Dall’altro sarebbe un’occasione per educare le famiglie alla preghiera familiare a momenti di confronto, illuminati sempre dall’ascolto della Parola e dalla presenza dello Spirito Santo. Avvicinare i presbiteri ai nuclei familiari sarebbe anche un primo passo per una più assidua frequentazione della chiesa comunitaria. La chiusura della Scuola di Formazione Teologica diocesana per adulti non è stata una scelta condivisa: era vista come un’opportunità per approfondire il proprio percorso di fede. In base al piano pastorale di annuncio ai lontani, tuttavia, si è preferito riformarla a partire dal prossimo anno unendola alla già esistente scuola per i ministeri laicali, mantenendo due percorsi specifici ma in parte intrecciati tra di loro.
All’interno della Comunità degli Africani, dove partecipano persone provenienti da realtà diverse e con un grado di formazione religiosa non omogeneo, si è cercato di affidare ad ogni membro della Parrocchia un compito specifico nel preparare la celebrazione Eucaristica. Si è visto, ad esempio, che preparare le letture, intonare i canti in lingue diverse, ognuno in quella del proprio Paese di provenienza, oppure rivolgere in modo spontaneo la preghiera dei fedeli, sempre nella propria lingua di origine, rappresenta un modo efficace per animare la celebrazione dell’Eucarestia. In questo modo ogni fedele con la sua partecipazione attiva, riesce a migliorare la sua formazione religiosa che gli permetterà di ottenere un più alto livello di educazione alla vita cristiana.
VERSO LA FASE PROFETICA
Ci sono proposte sui temi scelti che sono emerse per il cammino sinodale delle chiese in Italia e/o per cammino sinodale della chiesa intera? Quali? In che modo è maturato il consenso su queste proposte?
La proposta AGESCI del cammino “Emmaus” vede l’ambito della fede non più relegato a un punto d’azione, bensì come strumento di lavoro per la vita cristiana che parte dall’incontro. In ogni momento della vita del Capo, la fede sta alla base, permeando ogni azione e decisione.
Sono emerse delle proposte/scelte per il cammino diocesano? In che modo sono maturate queste proposte o sono state prese queste scelte?
È stata avanzata da alcune parrocchie l’idea di promuovere la riflessione della Parola e della Preghiera nei quartieri attraverso la catechesi familiare, aprendo le porte delle proprie case agli altri come primo atto di accoglienza. Essere vicini, farsi prossimi, per diventare comunità, chiede uno sforzo, quello di andare incontro, farsi casa, senza giudizio, per tutti coloro che liberamente sentano la necessità di un momento di confronto e di rilettura delle vicende quotidiane alla luce del Vangelo.
Alcuni hanno poi proposto di alternare gli incontri di catechesi più “classici” con incontri più lunghi, magari con pernotto e strutturati tipo mini-campeggio: ciò rafforzerebbe i legami relazionali tra i ragazzi e verso gli animatori.
PER CONTINUARE IL DINAMISMO ECCLESIALE
Quale esperienza sinodale realizzata o in corso di realizzazione nella nostra Chiesa desideriamo condividere con le altre Chiese come esempio di una buona pratica che aiuta a tenere vivo il dinamismo sinodale e missionario?
L’esperienza di Livorno è sicuramente particolare, data la sua natura: una città che sin dalla sua fondazione è stata molto recettiva al contributo di chiunque volesse avervi a che fare, di ogni razza e religione. Questa eredità storica, purtroppo non molto viva nel tempo presente, può essere un utile dato da recuperare come linea guida interpretativa del percorso sinodale, dato che molte delle istanze nazionali chiedevano, negli scorsi report, di interrogarsi anche a livello interreligioso e trans-culturale. A tal proposito, la Diocesi oramai da decenni è molto attiva nel dialogo con le altre confessioni cristiane e con i rappresentanti di altre fedi religiose presenti sul territorio; un coinvolgimento di queste realtà nel Sinodo è in corso d’opera.
Ci auguriamo infine che il vento dello Spirito Santo possa soffiare attivamente e in profondità su tutte le nostre iniziative, così come continuamente la città viene spazzata dai vari venti da ogni direzione. Come essi scacciano le nubi del mal tempo, ci auguriamo che il vento dello Spirito possa scacciare tutte le ritrosie e le resistenze alla conversione a Nostro Signore, sostenendoci nel cammino del periodo dedicato alla Profezia e anche oltre.