I mass media sanno ascoltare la Chiesa?

Come viene scelta la prima pagina di un quotidiano, la notizia principale di un sito web o l’apertura di una edizione del telegiornale?

Nelle aule dove si insegna (soprattutto ai giovani) il giornalismo – penso, ad esempio, alle università – offriamo un ampio spazio all’approfondimento dei criteri di notiziabilità che trasformano un fatto in notizia. Inutile girarci intorno: un milione e mezzo di giovani che, nel 2023, ad agosto, hanno scelto di raggiungere Lisbona per la 37esima edizione della Giornata mondiale della gioventù tornata in Europa, l’abbraccio con papa Francesco e le sue parole al culmine, per giovani dai cinque continenti, di un cammino di esperienze di comunità e preghiera, è una notizia. Ma l’elenco potrebbe allungarsi. Penso al primo Festival degli influencer cattolici, organizzato in quei giorni nella capitale portoghese, o al IV Congresso internazionale sulla cura del Creato – ne parlo avendo partecipato direttamente come relatore – in cui quattrocento giovani da tutto il mondo hanno elaborato, in diversi panel su ambiente, economia, educazione e tecnologia, un «Manifesto» per promuovere nuovi stili di vita che è stato consegnato a papa Francesco e il cui intero evento è stato trasmesso nel metaverso.

Si, è stata una «notizia silenziata» come ha ben evidenziato Vincenzo Corrado. Ed è stata una occasione persa per chi, tra venti di guerra, non ha percepito pienamente il soffio di Lisbona. Mentre, fuori dal mainstream, per i media di ispirazione cattolica ha quasi rappresentato uno spazio di esclusività (pur con eccezioni). Non è la prima volta che è accaduto: il format del racconto della Gmg nei media tradizionali ha sempre culminato con i giorni della presenza del Papa all’evento. Ma, come ha sottolineato Corrado, nel post pandemia e nella generazione dell’esplosione dei social, dal punto di vista mediatico, è stato un «racconto magro».

Per essere concreti domandiamoci: cosa è possibile fare? Anzitutto sento, seppur brevemente, di evidenziare una potenziale criticità: il rischio di rinchiuderci in recinti nei quali saranno sempre di più solo, o soprattutto, le testate di ispirazione cattolica a occuparsi di raccontare in tal modo eventi «cattolici».

Aggiungo allora un possibile insegnamento che è possibile setacciare proprio da quanto accaduto: cogliere il digitale come opportunità. La Giornata mondiale di Lisbona è stata la prima Gmg dei nativi digitali cresciuti con i social media.Avete notato quanto l’entusiasmo di chi ha partecipato abbia inondato i social? Il digitale potrebbe così rappresentare, anche per i media tradizionali, uno spazio ulteriore di racconto dedicato. E, in maniera più ampia per ogni testata giornalistica, da coltivare se inserito in una progettualità non improvvisata ma che precede, accompagna e segue l’evento anche dopo la sua conclusione.

Perché, come ha scritto Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi, si dovrebbe pensare più a far bene che a star bene: e così si finirebbe anche a star meglio». Forse, anche nel raccontare quanto di bene accade.

*Presidente Associazione WebCattolici italiani (Weca)

da Avvenire di martedì 12 settembre 2023