I giovani della parrocchia S. Leopoldo al Villaggio della Carità

“Fare carità” è diverso da “essere carità”: così i ragazzi e le ragazze della comunità di san Leopoldo di Vada (medie-superiori) hanno sintetizzato la loro esperienza alla Caritas di Livorno.

Quella che sembrava un’esperienza “lontana” ha, invece, sorpreso tutti, dai catechisti ai ragazzi. Giunti al mattino, dopo aver visto la struttura (emporio, cucina, mensa, docce etc…) c’è stato un momento di preghiera nella cappella al primo piano dove sono state spiegate anche le motivazioni del perché la Chiesa da sempre si impegni a favore dei più bisognosi, non solo sul piano economico, ma anche esistenziale. E così, dalla Parola, sono passati ai fatti. Gesti semplici, quotidiani ma non scontati.

Sostenuti dai catechisti e guidati dai volontari Caritas, i ragazzi hanno aiutato all’ingresso (attraverso una tesserina) e a preparare qualche alimento, apparecchiato, pulito, sistemato nell’attesa dell’apertura, alle 11.30, della mensa. C’era un po’ di curiosità, al di là del vetro della mensa, nel conoscere i volti degli ospiti. Da lì i ragazzi hanno preparato i vassoi, servito i pasti e, soprattutto, hanno osservato le diverse espressioni di coloro che arrivavano; occhi felici di avere un pasto ed un luogo, ma spesso anche rassegnati.

Queste persone, da numeri invisibili, qui hanno un nome, un volto ed una storia. Al termine del servizio, verso le 13.40, si riparte alla volta di Vada. Entusiasti, i ragazzi sono rimasti colpiti di come, per qualche ora, si può essere utili a far vivere meglio qualcuno che, forse, non potrà mai ricambiare quel che si dà. Eppure, dicono, che in realtà chi riceve è proprio chi pensa di donare. Il tempo, dunque, è prezioso; proprio per questo sono in programma altri turni perché la carità non ha un limite.

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