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I giovani continuano ad emigrare al Nord
Correva l’anno 1978 quando Rino, giovane calabrese trapiantato a Roma, scriveva una canzone dedicata ai tanti emigranti come lui che partivano dal paese con le provviste, due o tre pacchi di riviste e con la fotografia della loro amata cantando le canzoni che sentivano “sempre a lu mare”.
L’album che conteneva la canzone, peraltro, sarebbe oggi definitivo, probabilmente, populista per quel suo “nun te reggae più” dedicato, tra gli altri, ai ministri puliti, i buffoni di corte ed i Ladri di polli.
Quasi quarant’anni dopo un altro cantautore, ma anche titolare di una sas, di quella terra difficile ci parla dei “poveri cristi” dei nostri tempi che per sposarsi, perché senza lavoro “non si tira a campare”, sono costretti, ancora oggi, a lasciare la loro terra e prendere un treno per andare a Milano, a Torino, a Bologna insomma a scappare perché in Calabria non c’è niente, “proprio niente da fare c’è chi canta e chi conta e chi continua a pregare”.
Se le canzoni sono, come spesso si dice, lo specchio di una società sembra, quindi, che nonostante il tempo per il nostro sud molte cose non siano cambiate.
Oltre ai cantanti ce lo dice, ahimè, numeri alla mano anche lo Svimez che racconta di come tra il 2002 e il 2017 siano emigrate dal Sud oltre due milioni di persone, per metà giovani. Se queste tendenze saranno confermate si prevede che entro il 2060 il Sud perderà altri 5 milioni di abitanti e quasi il 40% del Pil.
A questo si devono aggiungere anche altre informazioni come quelle relative al tasso di disoccupazione femminile, intorno al 20%, tra i peggiori in assoluto delle regioni europee ed, in parallelo, il costante aumento dei cosiddetti lavoratori poveri che portano ad avere la quota dei nuclei in povertà assoluta nel nostro Mezzogiorno ad un poco invidiabile 14,7%.
Non ci deve sorprendere così, in questo quadro generale, che le tre regioni nelle quali sono state accolte più domande di reddito e pensione di cittadinanza, come comunicatoci dall’inps pochi giorni fa, siano la Campania (RdC 177.194, PdC 17.731), la Sicilia (RdC 158.675, PdC 17.997) e la Puglia (RdC 84.315, PdC 9.474).
Le vicende relative all’Ilva non aiutano, certamente, a fare immaginare un futuro diverso, e migliore, per le prossime generazioni.
Anche le politiche messe in campo, in questo breve periodo di governo, dall’esecutivo giallo-rosso non sembrano andare nella giusta direzione ed accodarsi, al netto di una certa retorica, a quelle degli ultimi decenni.
La musica, insomma, non sembra cambiare e probabilmente anche la banda dei “fab four” di casa nostra, Luigi, Nicola, Matteo e Roberto, con la preziosa di collaborazione di Giuseppi, non riuscirà, nei prossimi mesi, a scriverne una migliore.
Ci riuscirà Dj Matteo del Papeete beach? Già dalle elezioni regionali in Calabria del prossimo gennaio potremmo iniziare a capirlo.