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Gran Bretagna
Due sentenze di morte per sospensione dei trattamenti vitali, ieri, nel Regno Unito, a distanza di poche ore una dall’altra. Per l’uomo di mezza età, polacco, in stato vegetativo all’ospedale di Plymonth, condannato «nel suo migliore interesse» a morire senza aria, cibo e acqua, non c’è (quasi) più nulla da fare: il sondino che lo teneva in vita è stato staccato giovedì, in tarda serata, appena la Corte Europea dei diritti dell’uomo ha respinto il ricorso con cui la famiglia di origine, supportata dal governo polacco, ha tentato di ribaltare il verdetto del tribunale di Protezione, emesso con il consenso della moglie, e di ottenere il suo trasferimento da Londra a Varsavia.
Poco dopo, in mattinata, l’Alta Corte britannica ha autorizzato lo spegnimento del ventilatore che tiene in vita la piccola Pippa Knight, anche lei in stato vegetativo ma di soli cinque anni. Per la bimba, forse, c’è ancora una speranza. La madre, Paula Parfitt, ha annunciato un ricorso alla Corte d’appello e questo interromperà la procedura in attesa del pronunciamento dei giudici. Come Charlie Gard e Alfie Evans, i casi più noti di interruzione delle cure per sentenza, Pippa Knight è una bambina, residente a Strood nel Kent, entrata in stato vegetativo due anni fa a causa di una rara malattia neurologica chiamata encefalopatia necrotizzante acuta. I medici dell’ospedale che la tengono in cura, l’Evelina Children Hospital di Londra, ritengono che la piccola non abbia alcuna speranza di miglioramento e che pertanto sia nel «suo migliore interesse» farla morire privandola della ventilazione artificiale.
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