GIORNATA PER LE VITTIME DI ATTI CONTRO IL CREDO

Mentre il mondo celebrava la quarta Giornata internazionale per le vittime della violenza generata dall’odio religioso, l’associazione Human Rights Watch denunciava che l’attentato contro i cristiani avvenuto il 16 agosto nel distretto Pakistano di Faisalabad, nella provincia di Punjab, poteva essere evitato. La polizia locale, è la testimonianza raccolta sul posto dagli attivisti per i diritti umani, aveva anticipato alla comunità l’arrivo dei musulmani in furia precisando, tuttavia, che non li avrebbe fermati. Durante l’attacco, lo ricordiamo, sono state distrutte19 chiese e un centinaio di abitazioni. A scatenarlo sono state le infondate accuse di blasfemia contro il Corano subite da due cristiani.

« Rinnovo l’appello a smettere di usare il nome di Dio per giustificare atti di omicidio, esilio, terrorismo e oppressione», ha esortato ieri papa Francesco con un tweet. Secondo un rapporto del Pew Research Center americano del 2019 i cristiani sono la comunità religiosa più bersagliata al mondo. In particolare, in Asia e nell’Africa subsahariana. Ma anche in nazioni sudamericane come la Colombia. «Le aggressioni violente non si manifestano esclusivamente sotto forma di attacchi diretti alla vita – ha sottolineato la sezione italiana della Ong Porte Aperte/Open doors – ma possono assumere forme diverse». Per esempio, reclusioni, rapimenti, campi di lavoro forzato, aggressioni sessuali, sfollamenti, abusi fisici e psicologici. Situazioni che generano costante insicurezza e devastanti conseguenze a lungo termine per l’intera società.

L’appello del segretario dell’Onu António Guterres a «costruire un mondo più inclusivo, rispettoso e pacifico», lanciato alla vigilia della Giornata istituita proprio dalle Nazioni Unite nel 2019, ha sollecitato i governi a lavorare con le aziende tecnologiche per contrastare l’incitamento all’odio religioso sul web. Contro la violenza che mortifica la libertà di fede si è espresso anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, intervenuto a ribadire «Il massimo impegno nel proteggere e promuovere i diritti fondamentali delle persone appartenenti a minoranze etniche o religiose ovunque nel mondo». La libertà «di religione e di credo è una «priorità», ha precisato, che orienta l’azione diplomatica dell’Italia «sia sul piano dei rapporti bilaterali che nel quadro dell’Unione Europea e delle Organizzazioni Internazionali». Al fondo per l’assistenza delle comunità cristiane che vivono in aree di crisi, gestito dalla Farnesina dal 2019, sono stati assegnati quest’anno assegnati circa 10,5 milioni di euro.