Diocesi
Gesù si è fermato accanto a noi!

Tanti fedeli nella notte di Natale e nella Messa del giorno in Cattedrale, entrambe le celebrazioni trasmesse in diretta su Granducato Tv. Nell’omelia del vescovo Simone la riflessione sulla festa del Natale: rimettere al centro Cristo non significa mettere da parte chi non crede, anzi, scoprire che Gesù si è fermato per tutti gli uomini, significa ritrovare il suo volto negli occhi di ogni persona che ci sta accanto.
guarda le foto scattate da Antonluca Moschetti






























































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1) Natale o Festa d’Inverno?
Lo affermano ogni anno gli zeloti del laicismo, sostenitori iconoclasti di una festa di Natale senza la nascita di Gesù, magari con il falso pretesto del rispetto per i fedeli di altre religioni.
Il Natale di fatto è scomparso: ghiacciato, ibernato, dall’inverno dei cuori dove ormai tutti uccidono tutti per possedere; o mia o di nessuno, se non ti posso avere, ti uccido! Il consumismo ha travolto ogni rispetto sia verso il proprio figlio, specie se non ancora nato, che quello per le persone amate. La festa del Natale è divenuta per molti veramente la festa dell’inverno ma dei cuori. L’individualismo consumistico del corpo come dei cibi, avvelena come lo smog di una Terra sempre più inquinata. Questo modello di società libertaria, non ci stanchiamo di ripeterlo, è pernicioso come lo era il Comunismo e il prezzo più alto lo pagano i giovani, costretti a morire in guerra o nella tristezza dorata, della vacuità del vivere dove nulla ha senso.
Natale o Festa d’Inverno? La domanda torna pressante!
Il tentativo di creare, di generare una società senza Dio, di raggiungere il super uomo, di essere dio senza dio, quest’impresa è già miseramente fallita nel paradiso terrestre come nella storia di sempre, anche recente, dell’umanità. Comunismo, Nazismo, Fascismo, sono lì a ricordarcelo drammaticamente: hanno lasciato macerie e sofferenze indicibili L’uomo che vuole diventare egli stesso dio, arbitro del bene e del male, approda sempre, alla fine, all’autodistruzione.
2. Le luci del Natale abbelliscono le nostre strade, gli alberi sono di nuovo nei nostri salotti con in basso il presepe. Il Natale è giunto, si pensa ai regali ma anche alle persone che ci hanno lasciato e ognuno di noi ha una sedia vuota al pranzo di Natale, è quella di un nonno o di una mamma o di un figlio. Stride con la gioia allegra del Natale, il dolore di chi è nel lutto, vedere i bambini di Gaza tra cumoli di macerie o i giovani ucraini o russi, costretti per l’ennesimo inverno al freddo delle trincee di guerra.
Vorremmo un mondo fatto solo di serenità, tranquillità, risate, lavoro, studio, avvenire ma non è così. Il nostro desiderio è avvelenato dalla quotidianità che ci fa sbattere con le nostre ansie, i nostri dolori, le nostre malattie. Aspiriamo alla felicità ma siamo costretta a combattere con il male nostro e altrui. Siamo giorno e notte, sole e luna, stelle e tenebre. Circondati in gran parte dal buio cosmico dei tanti, troppi cattivi che ci circondano. Nella notte dei femminicidi, delle grida straziate dei tanti innocenti di Gaza come di Zaporižžja, si manifesta il volto di Dio affinché tutti lo vedano e si salvino dalla notte eterna infernale che come lama è posta sul finire dei nostri giorni.
3. Natale è l’avvento di Dio.
Il cielo è stellato, tra tanto buio ecco una cometa che solca il cielo e ci indica una strada e una meta: Betlemme. Lì c’è una grotta, vi risplende una vita capace di rigenerare il cosmo e la mia esistenza, rendendomi capace di vincere il male antico che alberga nel mio cuore come in questo mondo. Gesù viene, è venuto, torna a bussare continuamente ai nostri cuori affinché accogliendolo, possiamo avere la forza di vincere il male e la morte. Avere speranza!
Il nostro desiderio di felicità non è un inganno, è verità dà mai perdere, anzi da perseguire tenacemente perché con il Salvatore tutto è raggiungibile.
Occorre vegliare, essere desti, evitare che il rumore assordante del male altrui e del nostro egoismo, coprano il battito di Dio alle porte del nostro cuore. Vegliare sulla nostra vita per saper aprire la porta a Gesù che viene.
Santa notte questa notte di Natale!
Gesù nasce la notte, nasce in ogni notte di ogni uomo quando la solitudine morde e la speranza nelle persone e nelle cose, nelle ideologie o nelle ricchezze, è svanita. Quando non brillano più le luci illusorie della vanità, ecco che riesci a vedere la stella di Betlemme, riesci a contemplare il volto di Dio in tutta la sua luce.
Ma qual è il volto del bambino Gesù?
Scopri che esso è il volto di un bimbo, dell’uomo, dell’uomo sofferente, il tuo.
Ebbene quest’uomo è il Figlio di Dio, ha il volto chi soffre: l’avete fatto a me! Si legge nel Vangelo. Vuoi vedere Dio? Guarda chi soffre e chi aiuta chi è nel dolore. Dio, in Gesù, si rivela egli è colui che ama, che è spinto dal suo cuore a farsi vicino cioè «prossimo» dei bisognosi, di coloro che soffrono, dei peccatori. Gesù, in tutta la sua vita, non ha fatto altro che rivelarci questo volto di Dio. Egli è il prossimo, si è fatto prossimo a ciascuno di noi e ci insegna a farsi prossimo. Passando accanto a chi ha bisogno, si ferma, lascia le proprie occupazioni, sosta accanto a colui che è nella necessità, ascolta e poi si prende sulle spalle chi è ferito, questo è farsi prossimo! Dio è così, Dio è come quel «maledetto» samaritano.
Dio in Gesù si è fermato, e Gesù dice: «fate altrettanto» (Lc10,37).
Natale è fermarsi con l’altro per accoglierlo, ascoltarlo, amarlo.
4. Una nuova umanità, una nuova società, nasce a Natale.
Specchiandoti nel volto del bimbo di Betlemme ti vedi, rivedi il tuo volto rugato di una smorfia di dolore e felicità. Hai ritrovato te stesso e hai trovato Dio. Trovato il bambino che è in te, più intimo di te stesso, Dio, hai ritrovato te stesso. L’incarnazione di Dio non è il risultato di un’ascesa dell’uomo, ma di un abbassamento di Dio. «Il Figlio di Dio… si è congiunto a noi e ha congiunto noi a sé in modo tale che l’abbassamento di Dio fino alla condizione umana divenisse un innalzamento dell’uomo fino alle altezze di Dio»[1]. Tale mistero è il compimento della vocazione dell’uomo: è l’umanità di Gesù e di Maria a manifestarci il vertice dell’evoluzione dell’umanità. La filosofa tedesca, Edith Stein, uccisa ad Auschwitz, scriveva: «Mettiamo le nostre mani nelle mani del Bambino divino, pronunciamo il nostro sì in risposta al suo ‘seguimi’, e allora saremo una cosa sua e la sua vita divina potrà traboccare liberamente in noi. Ecco l’inizio della vita eterna in noi».
5. Natale è la bellezza di essere cercati, amati da Dio, Egli si è fermato sulla Terra.
Egli è il nostro prossimo che soccorre come il samaritano, l’umanità dolente.
Il Verbo s’incarna continuamente: come luce nelle tenebre, come lievito nella pasta, come il pizzico di sale che dà sapore a tutto il piatto, come amore in ogni amore.
«Non c’è spazio (quindi) per la tristezza nel giorno della vita. (..) Nessuno è escluso da questa felicità: infatti Gesù, (..) è venuto per la liberazione di tutti».[2]
[1] Sermone sul Natale del Signore 27,2.
[2] Dal sermone di papa Leone Magno (400-461), santo e dottore della Chiesa, seconda lettura dell’Ufficio della Notte di Natale.