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Fine vita e suicidio assistito
Un appello “al mondo della politica” affinché sul tema del suicidio assistito e dell’eutanasia “non smarrisca la dignità di ogni essere umano né ceda a discriminazioni e a tentazioni selettive” è stato lanciato dal card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, nel corso dell’evento pubblico promosso a Roma dal Tavolo “Famiglia e Vita”. “La preoccupazione manifestata da tanti laici, anche di diversa sensibilità, possa contribuire – è stato il suo auspicio – a un positivo confronto, e faccia maturare giudizi sempre più avveduti e consapevoli”.
“Siamo una società che già seleziona, e stabilisce chi tra gli esseri umani sia anche persona e porti o meno il diritto di nascere e di vivere: i più indifesi sono già eugeneticamente selezionati e in una grande percentuale non sono fatti nascere se portano qualche malattia o malformazione”, ha osservato il card. Bassetti sottolineando che “le leggi di cui temiamo l’approvazione non farebbero che ampliare tale obbrobrio, rendendo la vita umana sempre più simile a un oggetto e sempre più soggetta alla regola del consumismo: si usa e si getta”. Secondo il presidente della Cei, “verrebbe così trasformato pure il senso della professione medica, alla quale è affidato il compito di servire la vita”. La stessa sanità, ha rilevato, “diventerebbe sempre più una sanità a due livelli, e si accrescerebbe la pericolosa tendenza a offrire cure più o meno qualificate, a seconda delle possibilità economiche di ognuno”.
Nel ribadire che “va negato che esista un diritto a darsi la morte”, il card. Bassetti ha voluto affermare “con forza” che, “anche nel caso di una grave malattia, va respinto il principio per il quale la richiesta di morire debba essere accolta per il solo motivo che proviene dalla libertà del soggetto”. Ugualmente, ha aggiunto, “va confutato il presupposto che quella di darsi la morte sia una scelta di autentica libertà, poiché la libertà non è un contenitore da riempire e assecondare con qualsiasi contenuto, quasi la determinazione a vivere o a morire avessero il medesimo valore”.