Fine vita

Si è spento prima del tramonto, poche ore dopo la sospensione dei supporti vitali avviata nel pomeriggio. Fabio Ridolfi aveva chiesto di interrompere le terapie – com’è suo diritto –, e l’alimentazione assistita è considerata tale dalla legge 219 del 2017 sul Consenso informato e le Disposizioni anticipate di trattamento alla quale il 46enne marchigiano – tetraplegico da 18 anni – si è appellato. Un corpo provato dall’immobilità non ha retto al distacco di nutrizione e idratazione, accompagnate dalla sedazione profonda, secondo quanto è previsto dalla normativa in vigore. Non si è invece dato seguito alla richiesta di accedere alla «morte medicalmente assistita», che Ridolfi aveva formulato, proprio perché a differenza di quanto è previsto per interruzione dei trattamenti clinici e sedazione non esiste ancora una legge in materia che offra il quadro normativo imprescindibile in una materia come questa, inclusi i protocolli attuativi di una pratica che esige di non lasciare margini di incertezza e discrezionalità. Sulla legge, in discussione al Senato, si sta cercando un consenso ampio su regole sagge e certe a tutela delle persone fragili, per prevenire qualunque abuso. Il rispetto per la privacy, chiesto dalla famiglia Ridolfi su una vicenda che ha già suscitato molto clamore mediatico, impone che cessi ogni polemica sulla morte di un paziente gravemente disabile che non riusciva più a portare il peso di una sofferenza ritenuta ormai insostenibile. Una tragedia, dunque, che consiglia rispetto e silenzio. Lo stesso che circonderà i funerali, che saranno in forma strettamente privata per esplicito volere dei familiari.

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