Evitiamo la nascita di bimbi Down. E la mamma si ribella contro la Regione

«La Regione Emilia-Romagna ha quindi deciso di offrire alle gestanti residenti sul proprio territorio l’esecuzione del Nipt test per lo screening della trisomia dei cromosomi 21 (sindrome di Down), 13 e 18, al fine di ridurre il numero di falsi positivi (e di conseguenza i test prenatali invasivi) e di ridurre il numero di falsi negativi (e di conseguenza il numero di gravidanze portate a termine con la nascita di bimbi con sindrome di Down, trisomia 13 e trisomia 18)».

Eugenetica nero su bianco, insomma, quella proposta alle gestanti emiliano-romagnole nel fascicolo informativo, scaricabile dal sito della Regione, che riguarda le prestazioni sanitarie gratuite di cui hanno diritto durante l’attesa.

Il materiale, redatto nel 2020, viene tuttora distribuito: il caso è stato sollevato da una giovane mamma bolognese proprio nella giornata mondiale dedicata alla sindrome di Down.

Michela F. di figli ne ha già due, ma, all’epoca delle prime gravidanze, l’unico screening proposto era il Bi-Test, un esame probabilistico per alcune anomalie genetiche. Da circa tre anni è stato sostituito dal più accurato Nipt, che si esegue sul sangue materno.

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