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Eucaristia, Il farmaco dell’anoressia
E’ ormai risaputo che tutti coloro che si dicono atei, agnostici e indifferenti all’esperienza della fede hanno vissuto un periodo di allontanamento dall’Eucaristia Domenicale. Perdere la Messa Domenicale, senza porsi tanti problemi, espone al rischio dell’apatia spirituale.
L’anoressia psicologica si manifesta nel rifiuto del cibo che esprime nel paziente un rifiuto generalizzato. Il cibo non è il reale problema ma il conflitto proiettato nel cibo. L’anoressia psicologica, comunque, se non risolta tempestivamente può portare perfino alla morte del paziente.
Oltre all’anoressia psicologica, vi è nell’esperienza della fede, quella che io definirei anoressia spirituale. I sintomi dell’anoressia spirituale sono la perdita dell’Eucaristia Domenicale, la mancanza della preghiera quotidiana, l’abbandono della confessione mensile. Questi sintomi a lungo andare si manifestano inizialmente nell’indifferenza e apatia e progressivamente nella morte spirituale del credente.
I Padri della Chiesa sin dai primi secoli chiamavano l’Eucaristia con il nome di “farmaco dell’immortalità”. Farmaco che guarisce, risana e cura ma soprattutto farmaco che previene l’insorgere della malattia. Per questo l’Eucaristia è fonte e culmine della vita spirituale del credente.
Nell’Eucaristia, Gesù, non solo ci dona qualcosa, ma se stesso. In questo “Dono” si manifesta non solo l’amore con cui ci ha amati nel dono totale di sé “fino alla fine” (Gv 13,1), ma anche la vita che ne scaturisce e unisce Lui a noi e noi tra di noi.
Un filosofo ateo disse: “L’uomo è ciò che mangia”, stranamente questa affermazione è valido per l’Eucaristia, poiché nel nutrirci del pane consacrato noi diventiamo un tutt’uno con Colui che assimiliamo. Il nostro corpo è trasformato, le nostre cellule, tessuti, organi, sangue e perfino DNA diventano con Lui “una cosa sola” (Gv 17,22). In questo processo di assimilazione, si realizza in pienezza la Chiesa, suo corpo mistico. Lui capo del corpo, noi membra, diventiamo suoi somiglianti, cioè eucaristici.
Chi si nutre dell’Eucaristia, non può non diventare eucaristia. D’altra parte mentre la “Chiesa fa l’Eucaristia, l’Eucaristia fa la Chiesa”. La comunione e la condivisione del Dono ricevuto ci spinge a diventare dono per gli altri. Il pane mangiato, ci rende alimento per gli affamati, il vino bevuto, bevanda per gli assetati. Ricevere il Dono e diventare dono per gli altri, non solo previene la malattia spirituale ma favorisce la crescita del credente.
Il farmaco dell’Eucaristia assunto ogni Domenica, con la Messa Domenicale, ci previene dall’insorgere dell’anoressia spirituale e ci fa sperimentare la grandezza di un Dono che ci fa dono.
padre Maurizio De Sanctis