Esenzione Imu prima casa, famiglie penalizzate rispetto alle coppie di fatto

La Consulta avanza dubbi sul diverso trattamento tra famiglie, unioni civili e coppie di fatto riguardo all’esenzione Imu sull’abitazione principale. L’attuale regime fiscale rischia infatti di penalizzare i nuclei familiari fino al punto di disincentivarne la creazione. La Corte costituzionale ha sollevato dinanzi a sé questione di legittimità dell’articolo 13, secondo comma del dl 201 del 6 dicembre 2011, là dove stabilisce che, per ottenere l’esenzione Imu, bisogna far riferimento alla residenza anagrafica e alla dimora abituale non solo del possessore dell’immobile ma anche dei componenti del nucleo familiare.

L’ordinanza 94 depositata ieri (redattore Luca Antonini) spiega ora perché la risposta a questo dubbio sia pregiudiziale alla questione che era stata sollevata dalla Commissione tributaria provinciale di Napoli. Il riferimento al ‘nucleo familiare’, contenuto nella norma in oggetto, determina un trattamento diverso rispetto non solo alle persone singole ma anche alle coppie di mero fatto, «poiché, sino a che il rapporto non si stabilizza nel matrimonio o nell’unione civile, la struttura della norma consente a ciascuno dei partner di accedere all’esenzione della loro, rispettiva, abitazione principale».

La Corte ha quindi richiamato la propria precedente giurisprudenza (sentenza 179 del 1976) sull’incostituzionalità del cumulo dei redditi dei coniugi, dove si è escluso che, per effetto del matrimonio, in ogni caso «si abbia un aumento della capacità contributiva dei due soggetti insieme considerati». Analogamente, sebbene l’articolo 31 della Costituzione richieda di agevolare «la formazione della famiglia», la disciplina in oggetto potrebbe dar vita per i nuclei familiari a «un trattamento deteriore rispetto a quello delle persone singole e delle convivenze di mero fatto». Di qui la decisione di sollevare la questione di legittimità costituzionale della norma indicata.