Diocesi
È tempo di sintonizzarsi sulla loro lunghezza
In tutto il periodo del Covid, nel Centro Pastorale dell’Iniziazione Cristiana, ci siamo resi disponibili all’ascolto dei giovani e delle persone che volevano raccontare la loro vita o esprimere le proprie opinioni. E’ nato in un primo momento un progetto che si chiama “C’era una volta…noi. I ragazzi al tempo del Covid” e in un secondo momento, a richiesta di alcune catechiste, un secondo progetto intitolato “Ci siamo anche noi i bambini illustrano l’era del Covid”.Il nostro obiettivo è quello di dare voce a chi è stato in silenzio, quindi ASCOLTARE e poi dare risonanza alle loro testimonianze, quindi NARRARE, perché vediamo che c’è bisogno non di ripartire ma di FARE UNA NUOVA PARTENZA. Riproporre le cose e gli eventi che abbiamo fatto fino ad ora avrà senso? Come approcciarsi ai giovani di oggi? Come accompagnarli nel loro cammino individuale? Si può ancora parlare di gruppo parrocchiale o serve un’evoluzione per aiutarli a crescere in Cristo? A settembre finiremo di raccogliere tutte le testimonianze per avviare uno studio che potrà essere di aiuto ad ogni educatore.Intanto, osservando gli scritti arrivati fino ad oggi, ci accorgiamo che siamo passati da una testimonianza di paura e incertezza, ad una abbastanza avventata, quella di oggi, che mi fa venire in mente la canzone di Jovanotti ” Gli Immortali”, nel verso che dice ora che siamo qui, siamo gli immortali. Proprio l’ultimo scritto che mi è arrivato, di un ragazzo di 17 anni, mi parla di ciò che stanno vivendo e mi ripete spesso “pensavo di morire… siamo vivi”. Mi racconta delle sue bravate che è consapevole di fare, mi dice che fa le cose che non si potevano fare, ma in modo più esagerato. Qualsiasi persona potrebbe pensare che i ragazzi della “fase 3”, di cui si sente oggi molto parlare, a causa dei loro comportamenti estremi, siano dei maleducati, degli irrispettosi, siano dei menefreghisti. Io penso che sia errato giudicare e pregiudicare e che il nostro compito oggi sia quello di accoglierli e aiutarli a capire. E’ necessario mettersi all’ascolto perché, questi ragazzi stessi me lo hanno scritto, all’inizio sono stati molto confusi e in silenzio, non capivano cosa stesse accadendo, vedevano i genitori ballare e cantare sui terrazzi, oppure arrabbiarsi per il lavoro mancato, o fare ginnastica in salotto, portare a spasso il cane, preparare il pane e la pizza in casa… Finché sei piccolo questo può divertire, dicono …ma un adolescente cerca altro e si sente incompreso. Non voglio giustificare chi sta compiendo comportamenti inappropriati e pericolosi, ma bisogna tutti stare vigili e cercare di portarli al discernimento.Compito di tutti i genitori e degli educatori è mettersi in contatto con loro, non essere invadenti se non vogliono parlare, cercare di sintonizzarci sulla loro lunghezza d’onda e ascoltare il grido della notte degli adolescenti, lasciamo che ci raccontino perché si nascondono per stare insieme, perché fanno cose che sanno essere sbagliate, perché alcuni non vanno più a messa. Ascoltiamoli senza puntare il dito, non hanno bisogno di essere giudicati, impegniamoci a conoscerli e accompagniamoli nel cammino della loro crescita, facciamo capire loro come e dove stanno sbagliando, soprattutto amiamoli! Stanno facendo quello che non si poteva fare durante la quarantena e hanno scoperto un altro modo di vivere la loro gioventù: all’aperto. Prima del coronavirus la sera si vedevano pochi ragazzi in giro persino in estate, preferivano seguire le serie tv, lo sport o navigare su internet. Una cosa positiva c’è stata: oggi i ragazzi sono usciti fuori ad apprezzare un bel tramonto, a vivere nella natura…in libertà. Quella libertà che, purtroppo, alcuni di loro, non sanno misurare, cadendo in comportamenti errati e mettendo a rischio la propria libertà e quella degli altri. Forse bisognerà partire da qui: dall’amore e dalla libertà…chissà.La raccolta di testimonianze scritte prosegue, inviando il materiale a cpformazionecristiana@gmail.com oppure su Whatsapp al 3288726433.