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È necessario intervenire tempestivamente
In Italia, i bambini e ragazzi privi di cure familiari sono quasi 27mila: oltre 14mila in affidamento, 12.600 nei servizi residenziali per minorenni. Tra questi, la trascuratezza materiale e/o educativo-affettiva è causa dell’allontanamento da casa nel 47% dei casi, seguita dalla violenza assistita dentro le mura domestiche (19%). I minorenni in carico ai servizi sociali perché vittime di maltrattamento sono più di 91.200. Questi i dati diffusi di recente da Sos Villaggi dei bambini , ma il lockdown causato dal Coronavirus , con la reclusione forzata in casa, spesso in pochi metri quadrati, di intere famiglie, ha esasperato le tensioni innescando ulteriore aggressività e violenza, in particolare contro donne e bambini. Paola De Rose, neuropsichiatra all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, si occupa di minori maltrattati a vario titolo. “Vediamo vittime di violenza domestica: fisica, verbale e psicologica ai danni delle mamme e spesso anche dei loro bambini: spettatori di abusi o vittime loro stessi”, racconta al Sir. Secondo l’esperta, al di là dell’emergenza Covid-19 in corso che ha acuito la drammaticità del fenomeno, i dati disponibili sono sottostimati perché “in Italia non viene purtroppo attuato un monitoraggio sistematico da parte di organi istituzionali. Per questo – dice – stiamo cercando di collegarci tra ospedali, almeno per segnalare i casi più gravi e poter avere un registro, ma non è facile avere numeri certi”.
Perché?Molti atti di violenza non vengono alla luce perché le mamme tendono a coprire le situazioni familiari. Si tratta spesso di donne sotto ricatto, vittime di abusi domestici.
I responsabili sono solo e sempre figure maschili?No. In minima parte anche le mamme, ma più che di maltrattamenti si tratta di trascuratezza, di negligenza nei confronti del bambino e dei suoi bisogni, mancanza di protezione e cure. Anche questa una forma di abuso. In alcuni casi questi bambini vengono messi in case famiglia con le mamme, ma talvolta esse se ne vanno e li abbandonano. Noi seguiamo anche vittime di suicidio materno, gesto con fortissimo impatto sullo sviluppo fisico, cognitivo e comportamentale di un figlio, diverso in ogni età. Secondo lo stadio di sviluppo del cervello le reazioni e le cicatrici cambiano.
Che cosa accade nei più piccoli?Un bimbo in età prescolare manifesta un disturbo della regolazione emozionale perché gli manca il “contenitore” di questa regolazione costituito dal genitore che non c’è o non assolve questo ruolo. Spesso le mamme vittime di violenze sono le prime a non avere una buona regolazione emozionale. Per questo ci troviamo di fronte bambini iperattivi, instabili, difficili da gestire. Fino a 5/6 anni prevalgono i sintomi comportamentali.
E poi?In età scolare maturano le funzioni cognitive e i bambini cominciano a ragionare e a dare dei significati. Alla disregolazione emotiva si aggiungono modelli diseducativi-disadattivi su come costruire le relazioni; così iniziano a svilupparsi disturbi psicopatologici anzitutto internalizzati: ansia e disturbo dell’umore, vergogna e senso di colpa legati all’immagine di sé.
Perché vergogna e senso di colpa per situazioni di cui non sono responsabili?Il cervello di un bambino non può concepire il fatto che il padre lo picchi o che la madre si uccida, e cercando un motivo tende ad attribuirlo a se stesso: “Sono cattivo, me lo merito, c’è in me qualcosa che non va. Papà e mamma hanno ragione, è colpa mia”.In questo modo il figlio si costruisce un’immagine di sé inadeguata.
E arriviamo allo tsunami dell’adolescenza… (continua a leggere https://www.agensir.it/italia/2020/05/26/bambini-maltrattati-de-rose-neuropsichiatra-infantile-intercettare-campanelli-dallarme-e-intervenire-tempestivamente/)