Diocesi
Due nuove pietre d’inciampo a Livorno
Anche quest’anno per la giornata della memoria la comunità di Sant’Egidio insieme al Comune di Livorno, alla Comunità ebraica di Livorno, alla Diocesi di Livorno e Istoreco ha voluto ricordare la deportazione degli ebrei livornesi con due nuove pietre di inciampo dedicate a Liliana Archivolti e a Elena Gina della Torre. La cerimonia si è svolta partendo da piazza 20 settembre dove una numerosa folla, presenti anche tanti studenti e insegnanti delle scuole, con una marcia silenziosa e sfilata per le strade cittadine fino a giungere in via Fagioli e li sostare per rendere omaggio alle due nuove pietre di inciampo poste davanti alla casa da dove furono prelevate e poi deportate ai campi di sterminio di Auschwitz Liliana ed Elena. Gli arresti furono opera di fascisti italiani e solo in alcuni casi in collaborazione con i tedeschi e la contabilità della morte ci dice che furono centinaia gli ebrei livornesi che non tornarono più dalla Germania. Secondo recenti studi furono in tutto 204 di cui 82 donne e 17 bambini; solo 16 tornarono dei campi di sterminio. Le “stolperstein”sono parte del tessuto urbano di Livorno dal 2013 per opera della comunità di Sant’Egidio che ne ha promosso l’istallazione, proprio per ricordare la deportazione di tanti livornesi di religione ebraica durante il nazifascismo. Quelle di quest’anno si aggiungono alle altre 20 pietre d’ inciampo come già accennato sono state dedicate a Liliana Archivolti figlia di Elena Gina della Torre nata a Milano il 10 dicembre 1923. Il censimento degli ebrei livornesi del 1938, registra la residenza di tutta la famiglia in via Fagioli 5 al terzo piano. In seguito alle Leggi Razziali che vietavano la frequenza delle scuole pubbliche agli studenti di razza ebraica Liliana frequentò la scuola media israelita presso l’oratorio Marini in via Micali a Livorno, una scuola che comprendeva otto classi superiori e offri la possibilità agli studenti ebrei espulsi dalle scuole di continuare a ricevere un’istruzione. Liana riuscì a concludere i suoi studi e ad ottenere la licenza per diventare insegnante e nel 1943 sappiamo che istruiva i bambini e i ragazzi ricoverati presso la villa Biasci a Sassetta sede dell’orfanotrofio. Il 1 aprile 1944 la giovane maestra fu arrestata dai fascisti insieme alla madre Elena Gina della Torre e dopo aver transitato nel carcere di Pisa e poi nel campo di concentramento di Fossoli, le due donne furono deportate ad Auschwitz con il convoglio numero 10 del 16 maggio 1944 e non fecero più ritorno.
Proprio davanti alle pietre di Liliana e a Gina vi è stato un silenzioso e commosso saluto da parte di tutti i presenti e i bambini hanno voluto lasciare insieme ai fiori, dei disegni in ricordo di queste vite spezzate. Il corteo silenzioso poi si è recato in piazza Benamozegh e si è radunato alla Sinagoga.
L’assessore alla cultura Simone Lenzi, ha aperto i saluti a nome del Sindaco sottolineando come la Comunità ebraica sia sempre stata parte integrante della città di Livorno e non si può non pensare a Livorno senza ricordare come essa abbia contribuito allo sviluppo e alla ricchezza della città Labronica. Ha quindi preso parola il Direttore dell’Ufficio per l’ecumenismo e dialogo Interreligioso don Andrea Zargani il quale anche a nome del Vescovo Simone Giusti ha ringraziato la Comunità di Sant’Egidio per mantenere questa Memoria viva, specialmente in questo momento di fragilità che si manifesta nell’insicurezza, nella paura e nella sfiducia che vi regnano. “Abbiamo bisogno di celebrare questo momento di riconciliazione per sanare le attuali divisioni e ferite che appesantiscono la guarigione tra le Nazioni in conflitto. È necessario sostenere il dolore delle Comunità che soffrono e come Cristiani appartenenti alla varie Confessioni promuovere un vero dialogo frutto dell’amore del Padre che trasmetta i segni di un rinnovato impegno civile e umanitario”.
Il Rabbino capo della comunità Rav Dayan ha recitato il Salmo detto dell’abbondanza, ricordando come Dio nonostante il dolore da’ poi ai suoi figli i doni per ricominciare. Anche nei momenti più bui non dobbiamo mai voltarci indietro ma guardare verso il futuro aiutando i bambini a crescere compiendo il bene e perché solo così si riesce ad estirpare dall’animo il il male che alberga in ciascuno di noi. Il Presidente della comunità ebraica dottor Vittorio Mosseri, ha ringraziato la comunità di Sant’Egidio per questo incontro che dopo il 7 ottobre ha visto una recrudescenza di antisemitismo ovunque. Il suo messaggio possiamo focalizzarlo in questa sua allocuzione: “ lo studio della Shoah ha trasmesso una immagine dell’ebraismo simbolo di un corpo sacrificale, di una collettività nata per essere tale e dunque incapace di difendersi dalle persecuzioni o, peggio che non può difendersi se discriminata e attaccata. Una collettività su cui piangere e rivolgere la propria compassione ma non da difendere nel suo legittimo diritto alla vita ed alla promozione dei propri valori individuali e collettivi”. A chiusura la dottoressa Anna Ajello per la comunità di Sant’Egidio, ha rimarcato il dovere della Memoria, non come un semplice ricordo gli avvenimenti passati, ma come un atteggiamento attivo dove ciascuno di noi guarda al passato, ne studia la complessità perché i riduzionismi sono assai pericolosi e così pure le semplificazioni. Pertanto la memoria è come aprire una finestra dove si guarda da ogni lato per cogliere poi il significato di ogni azione, di ogni pensiero e solo comprendendo e studiando, l’uomo può far tesoro dei propri errori e costruire veramente un futuro dove i conflitti trovano la soluzione nel dialogo e dove ciascuno di noi è capace di stare vicino a chiunque è nel bisogno e nel pericolo.
guarda le foto scattate da Antonluca Moschetti