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Don Placido festeggia i 25 di sacerdozio
La Messa e la festa nella chiesa de La Madonna

“Il Signore Gesù Cristo, che il Padre ha consegnato in Spirito Santo e potenza, ti custodisca per la santificazione del suo popolo e per l’offerta del sacrificio”: queste parole si possono leggere nell’immagine che don Placido ha donato ai suoi parrocchiani per festeggiare il 25° anniversario della sua consacrazione avvenuta nella Imperiale Abbazia benedettina di Farfa (Rieti) il 5 febbraio del 2000, da parte del Vescovo Mons. Pio Tamburrino. “Prete per il popolo di Dio” ci dice e vi vengono anche riportate le parole: “Renditi conto di ciò che farai, imita ciò che celebrerai, conforma la tua vita al mistero della croce di Cristo Signore”, un programma di vita che don Placido ha cercato di testimoniare durante questi 25 anni.

Don Placido Bevinetto è nato a Castelvetrano il 9 settembre del 1969 e scopriamo subito che “Placido” è un nome aggiuntivo perché il vero nome anagrafico è Salvatore; ha conseguito la maturità magistrale e ha proseguito gli studi in Filosofia e Teologia, ottenendo poi il Baccalaureato in Sacra Teologia. Dopo l’Abbazia di Farfa è divenuto parroco di Toffia, una cittadina sempre in provincia di Rieti. A Livorno è arrivato il 19 marzo 2003 e, con decorrenza giugno 2004, il vescovo mons. Diego Coletti lo ha incaricato della Cappellania dell’Ospedale livornese. Incarico che mantiene ancora oggi, insieme a quello di parroco di Santa Maria, Giulia e Francesco nella Cattedrale e di quella della Madonna in Via delle Galere.
In tutte le parrocchie in cui è vissuto la connotazione della Madonna è stata sempre preminente: la Madonna di Montenero mi accompagna – racconta – ha sempre vegliato su di me. Come cappellano dell’Ospedale – continua – ho vissuto e vivo con la sofferenza, con l’accettazione della sofferenza da parte dei malati che vedono in me quasi “un fratello maggiore e un padre spirituale”. La gente che incontro non dimentica la testimonianza dell’amore della carità di Cristo verso il malato. La gente – aggiunge – vuole essere nutrita dalla Parola di Dio. L’annuncio del Vangelo si fa con il comportamento della vita e non con le parole e chiarisce: se al sacerdote togli la gente, cosa gli resta!? È vero che il Covid ha in parte svuotato le chiese, ma anche durante la pandemia, la gente era felicissima di venire a Messa.
Dopo 25 anni, a cuore aperto, voglio dire: Grazie! Grazie ai miei genitori, grazie alle mie sorelle (ben cinque da cui ha avuto nipoti e pronipoti). Grazie al mio parroco che è stato il mio modello di sacerdote. Grazie ai vescovi Diego Coletti e Simone Giusti per la fiducia che hanno riposto in me. Grazie all’esperienza dell’ospedale, che mi ha fatto vedere la fede e la tenacia di persone consapevoli di andare verso la morte, che diventano angeli del Paradiso e che ti dicono: non sei solo!
La celebrazione
5 Febbraio: Festa di S.Agata patrona di Catania, festa grande alla Parrocchia della Madonna per il Parroco Canonico Don Placido, che 25 anni fa presso l’Abbazia di Farfa veniva ordinato sacerdote. Alle 11 la Comunità si è radunata attorno al suo pastore che ha celebrato la messa di ringraziamento. Alla presenza del Vescovo Simone, di confratelli sacerdoti diocesani e dell’istituto Cristo Re ed autorità cittadine, don Placido ha ricordato quel sabato 5 febbraio 2000. Nell’omelia con commozione ha affermato “considero questa ricorrenza come la festa dell’essere popolo di Dio con il suo sacerdote e ancora la gioia di essere prete in mezzo e a servizio del popolo di Dio … E’ il Signore che mi ha scelto, ciò che sono è grazia, è vocazione, è consacrazione venuta dall’alto… Non posso che dire grazie per questi 25 anni di vita bella insieme, di vita condivisa anche nell’esercizio del ministero sacerdotale”
Un grazie particolare lo ha rivolto al vescovo Simone che lo accompagna, ai confratelli sacerdoti alle Autorità e alla Comunità, che si è stretta attorno a lui per festeggiarlo e a tutti coloro che lo sostengono con la preghiera. Ha ricordato anche il suo servizio di Cappellano dell’Ospedale attraverso l’esperienza edificante di assistere “fratelli e sorelle nel momento della morte, porta che si apre verso nuovi orizzonti, porta oltre la quale ci attende il Padre con le braccia aperte.” Don Placido ha concluso al sua omelia affermando la consapevolezza che il Signore, che lo ha scelto, gli è sempre accanto, qualunque sia l’esperienza da vivere, nella gioia, nella fatica, nell’indifferenza, nel fraintendimento, risuona in lui la Parola: Io sono con voi tutti i giorni.. Non abbiate paura io ho vinto il mondo. “Quando queste parole del Signore le sperimento come verità della mia vita, allora la gioia di essere prete aumenta perché capisco quanto è buono il Signore che mi ha scelto per annunciare che Lui è il Signore della vita”. Dopo la celebrazione tutti nel bel chiostro per un vin d’honneur: un’occasione per vivere insieme la gioia della condivisione. (MT. N.)
le foto scattate da Antonluca Moschetti nella celebrazione




























































