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Dio nell’inconscio
L’inconscio personale scoperto da Freud è l’insieme di quelle esperienze e ricordi che sono stati rimossi in seguito a una punizione.
Freud così spiega la rimozione: “Un esperienza traumatica di solito infantile e di natura affettivo-sessuale, rimossa perché dolorosa e disapprovata”. Ma possono essere senza effetto finche un evento contemporaneo, ad esempio una delusione, le fa rivivere.
Nella psicologia del profondo, che oggi si preferisce chiamare psicologia dinamica, l’uomo è stato paragonato ad un iceberg, la parte che emerge corrisponde alla mente cosciente, la parte sommersa all’inconscio.
Il termine che Freud usa nel descrivere l’inconscio e quello di Es in tedesco, Id in latino, Io e Super-io. L’Es rappresenta gli istinti sessuali passionali che mediante la libido, tendono a manifestarsi nell’Io cosciente, ma vengono censurati dal Super-io della morale personale e sociale.
Jung inizialmente suo discepolo, giunge a una interpretazione opposta a Freud sul fenomeno della fede. Nel cercare di capire i pazienti scopre che la tendenza a credere in Dio, che egli chiama archetipo, sia innata nell’inconscio dell’uomo. All’inconscio personale di Freud, Jung contrappone una realtà più profonda e ampia, che non deriva da esperienze e acquisizioni personali, ma che è in qualche senso innato, l’inconscio collettivo. E mentre i contenuti dell’inconscio personale sono principalmente di natura affettivo-sessule, i contenuti dell’inconscio collettivo sono rappresentati dagli archetipi.
Gli archetipi sono immagini primordiali comuni a tutti gli uomini, si esprimono in simboli presenti in tutti i popoli attraverso i miti, le fiabe, l’arte e la religione. Jung distingue due principi universali, il principio maschile che è attivo, luminoso, fecondante espresso nei simboli del sole, fuoco, padre, e il principio femminile che è passivo, oscuro, fecondato, espresso nei simboli della terra, acqua.
Pur considerando la ricerca di Jung particolarmente significativa non posso non valutare la critica mossagli da Viktor Frankl, il quale, pur riconoscendo a Jung il merito di aver visto nell’inconscio anche l’aspetto religioso, tuttavia ha commesso l’errore di riportare la religiosità inconscia nelle sfera dell’Es cioè dell’istinto. Egli ha localizzato in modo errato il Dio inconscio, infatti la vera religiosità non ha carattere impulsivo ma decisionale.
Sia per Freud come per Jung, l’inconscio religioso è qualcosa che determina la persona. Per Frankl, invece, la religiosità inconscia è essenzialmente decisionale.
Con la scoperta dell’inconscio religioso, il fondatore della logoterapia da la formula del Dio inconscio: “Non vuol dire affatto che Dio sia in sé inconscio, piuttosto vuol dire che Dio e talvolta a noi inconscio, nel senso che la nostra relazione con Lui può fermarsi a livello inconscio, può cioè essere repressa e quindi a noi stessi nascosta”.
padre Maurizio De Sanctis