Defunti? L’amore tiene in vita. Il funerale del poliziotto Baratella in Cattedrale

Fine gennaio, via Leonardo Da Vinci, un mercoledì di pioggia. E’ ormai sera, sto tornando a Livorno, a quell’ora i lavori in porto sono scemati se non conclusi. Percorro la strada molte volte, a quell’ora è sempre scorrevole.

Fila! Stupore.  Non solo fanno ritornare indietro. Non si passa. Il traffico è bloccato, i vigili sono tassativi: non passa nessuno. Cos’è avvenuto? La strada è dritta, è piana, a quell’ora poco trafficata. La notizia si diffonde velocemente in città. Un agente della polizia di stato è deceduto, un altro è molto grave. Alcuni mezzi si sono scontrati. L’imponderabile, l’imprevisto è accaduto.

A Genova: un attimo e la torre di controllo del traffico marittimo, cadde. In un attimo tutto è crollato, come un birillo colpito dalla mano di un bambino. Ma la torre non era un birillo e la mano non era quella di un bambino. Ma non doveva succedere, la torre era stata costruita proprio lì perché si riteneva impossibile che una nave la urtasse ma l’incredibile, l’imprevedibile è accaduto.

L’uomo crede di poter tutto prevedere ma sovente si trova davanti all’imprevedibile e tutto ciò purtroppo non è privo di conseguenze: quanto dolore ieri e oggi e per chissà quanti anni e in quante innumerevoli uomini e donne, spose, figli, genitori, amici.

Morte: l’invenzione più bella della creazione, costringe al rinnovamento. Questa frase del fondatore dell’Apple, Steve Jobs, da alcuni anni scomparso, provoca non poco alla riflessione ed oggi diciamo la verità anche alla rabbia.

Come si fa a definire la morte la più bella invenzione della creazione? La morte è certamente un evento naturale da accettare con rassegnazione come il nascere ma quando uno muore a 100 anni di vecchiaia, quando invece la morte ti rapisce a cinquant’anni il marito, il babbo essa è solo bestiale, cattiva, assurda.

Il nostro corpo è concepito, cresce, si sviluppa rapidamente poi dai 20 anni in poi decade lentamente ma inesorabilmente. La morte è però una realtà naturale a cui è difficile rassegnarsi.

Perché c’è in me una grande voglia di vivere e di vivere bene, perché non sono mai sazio di riso e di letizia, di amicizia e d’amore, di serenità?

Perché del dolore sono subito colmo? Sono domande che avviano una ricerca ineludibile.

Come è possibile realizzare l’aspirazione alla vita ? Attraverso la medicina?

Certo essa aiuta a prolungare l’esistenza ma si scontra con un dato strutturale del corpo umano, è fatto per deperire e poi c’è l’imponderabile, l’imprevisto, l’incidente incredibile.

Ed allora dove indirizzare la ricerca? Siamo in situazione simile all’esplorazione spaziale, la risposta più ovvia è quella sbagliata: il Sole non gira intorno alla Terra. Occorre capire quali siano le forze presenti nell’uomo oltre a quelle fisiche evidenti.

Ad esempio l’amore è un’energia grandiosa dell’uomo capace di esaltare tutta l’umanità di ogni persona.

Essa è reale, fortissima ma invisibile, si avverte, si sente ma non si vede: se ne colgono i suoi segni, una carezza, un bacio, un sacrificio ma l’amore in quanto tale è invisibile.

La più grande forza sperimentata dall’uomo: l’Amore, esso è reale ma invisibile.

Procediamo nella nostra ricerca e notiamo che l’amore non si rassegna alla morte: ama oltre la morte e percepisce vivo ciò che è fisicamente morto, tutti si sbagliano oppure in questa esperienza c’è una verità: la morte non è la fine di tutto.

L’amore tiene in vita. E’ questa la grande verità: la forza dell’amore.

Ma l’Amore sappiamo dalla Rivelazione Biblica è Dio stesso. Dio è invisibile ma si colgano di Lui i segni che lo manifestano proprio come l’Amore. Segno di Dio, dell’Amore è Gesù di Nazareth e con lui la moltitudine dei santi. La loro forza è l’amore, la loro storia dimostra che più forte della morte è l’amore. Lo afferma la resurrezione di Cristo e i suoi miracoli.

Lo dice l’Assunzione di Maria, le centinaia di sue apparizioni e i suoi incalcolabili miracoli.  Lo grida con forza, ieri come oggi, la moltitudine di santi che da vivi e da morti agiscono continuamente con gesti e fatti incredibili in aiuto dell’uomo. L’amore tiene in vita.

O dolce e soave innesto!

Tu, somma dolcezza,

ti sei degnato di unirti con la nostra amarezza,

tu splendore con le tenebre,

tu sapienza con la stoltezza,

tu vita con la morte

e tu infinito con noi finiti.

Chi ti costrinse a restituirle la vita avendoti essa fatto tanta ingiuria?

Solamente l’amore, come abbiamo detto

e per questo innesto si dissolve la morte.

Preghiera di S. Caterina, 10

4 Febbraio 2019