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Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».
Mt 22,1-14
Ancora una volta, il Signore ci sottolinea l’assoluta necessità di corrispondere al suo amore: a Lui dobbiamo tutto, a partire dalla nostra stessa vita, per questo ognuno di noi è chiamato a impegnarsi al massimo delle sue capacità per lavorare all’instaurazione del Regno di Dio. Oltretutto, lavorare per Dio è una vera e propria festa di nozze! Gesù, fattosi uomo, ci ha come sposati nella nostra natura umana con la sua natura divina, legando in maniera inscindibile il suo destino di redenzione con la nostra salvezza. Eppure, oggi come allora in molti continuano a non vedere questo grande amore che il Signore ha per noi, rimanendo chiusi nel proprio mondo e rifiutandosi di partecipare alla festa di questo Regno. Oppure, tra chi vi partecipa ci può essere l’invitato “imbucato”, incapace di seguire di tutto cuore il Signore ma solo per proprio tornaconto. I chiamati a fare festa sono innumerevoli, nessuno viene escluso: ma quanti, fin nel profondo del cuore, sono disposti ad abbandonare la sicurezza delle proprie occupazioni per fare festa con Dio?