Cristo vive e ci ama

«Fatevi sentire, gridate, non tanto con la voce ma con la vita e con il cuore, questa verità: Cristo vive! Perché tutta la Chiesa sia spinta a rialzarsi, a mettersi sempre di nuovo in cammino e a portare il suo annuncio a tutto il mondo». E anche «nell’attuale contesto internazionale, segnato da tanti conflitti, da tante sofferenze» che possono precipitare nello scoraggiamento e nella disperazione, «desidero ripartire insieme a voi dall’annuncio che sta a fondamento della speranza per noi e per l’intera umanità: “Cristo vive!”». Così scrive papa Francesco nel “Messaggio ai giovani nel quinto anniversario dell’esortazione apostolica post-sinodale Christus vivit. Una parola per chiamare nuovamente i giovani alla «grande missione» loro affidata: «testimoniare a tutti la gioia che nasce dall’amicizia con Cristo».

Condividere con Cristo gioie e angosce della giovinezza

«Cristo vive e ci vuole vivi!»: è questa «certezza che riempie di gioia il mio cuore» a spingere Francesco a rivolgere questo messaggio a cinque anni dalla pubblicazione dell’esortazione apostolica frutto dell’Assemblea del Sinodo dei vescovi sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. La prima parola del Papa è per ravvivare la speranza in un tempo di guerre, violenza, odio: «Cristo vive!». Sì, «Cristo vive e ti ama, infinitamente», insiste il Papa, «e il suo amore per te non è condizionato dalle tue cadute o dai tuoi errori. Lui, che ha dato la sua vita per te, non aspetta, per amarti, la tua perfezione». Ecco dunque l’invito a guardare alle «sue braccia aperte sulla croce», a lasciarsi salvare «sempre nuovamente», a camminare con Gesù «come con un amico» e ad accoglierlo nella propria vita fino a lasciargli condividere «le gioie e le speranze, le sofferenze e le angosce della tua giovinezza. Vedrai che il tuo cammino si illuminerà e che anche i pesi più grandi diventeranno meno gravosi, perché ci sarà Lui a portarli con te».

La via per diventare “costruttori del domani”

Francesco – in questo messaggio datato 25 marzo 2024, Lunedì Santo – ricorda la prima Gmg vissuta da Papa, quella di Rio de Janeiro nel 2013, per rilanciare anche ora l’invito formulato allora, “Hagan lio!”, «fatevi sentire!». Quindi, sempre riavvolgendo il nastro della memoria: «Il 14 aprile ricorderemo i 40 anni dal primo grande raduno dei giovani che, nel contesto dell’Anno Santo della Redenzione, fu il germoglio delle future Giornate mondiali della gioventù». Alla fine di quell’anno giubilare, san Giovanni Paolo II consegnò ai giovani la Croce «con la missione di portarla in tutto il mondo come segno e ricordo che solo in Gesù morto e risorto c’è salvezza e redenzione».

Una Croce di legno senza il Crocifisso, annota Francesco, «così voluta per ricordarci che essa celebra soprattutto il trionfo della Risurrezione, la vittoria della vita sulla morte». Gesù non va cercato fra i morti. Perciò «contemplatelo così: vivo e traboccante di gioia, vincitore della morte, amico che vi ama e vuole vivere in voi». «Solo così, nella luce della sua presenza – riprende il Papa –, la memoria del passato sarà feconda e avrete il coraggio di vivere il presente e affrontare il futuro con speranza. Potrete assumere con libertà la storia delle vostre famiglie, dei vostri nonni, dei vostri genitori, le tradizioni religiose dei vostri Paesi, per essere a vostra volta costruttori del domani, “artigiani” del futuro».

La Chiesa sinodale ha bisogno della creatività dei giovani

Quindi, richiamando la genesi della Christus vivit, «frutto di una Chiesa che vuole camminare (continua a leggere https://www.avvenire.it/giovani/pagine/messaggio-papa-ai-giovani-a-cinque-anni-da-christus-vivit)