Covid e adolescenti

Quindici mesi di pandemia hanno visto gli adolescenti e i giovani soffrire più di altre categorie sociali: intere giornate trascorse senza la libertà di muoversi, nè lezioni in presenza, con i rapporti interpersonali ridotti all’uso del web. Ma adesso, con i vaccini e la curva dei contagi in discesa, sembra arrivato il momento della ripartenza. Come sostenerli nel graduale ritorno alla normalità? «Dipende da noi adulti, dalla nostra coscienza, siamo noi che non facciamo il nostro mestiere: aldilà delle chiacchiere, è ora che i genitori tornino a fare i genitori e gli insegnanti gli insegnanti, perché l’educazione è stata sottovalutata, con un discredito dei valori e un vuoto di progetti» afferma don Antonio Mazzi, fondatore della Comunità Exodus, da più di 60 anni impegnato nell’assistenza e formazione dei giovani. E lancia l’allarme: «C’è un malessere diffuso tra i giovani, stiamo attenti a non farlo precipitare».

Ma allora qual è la strada che dobbiamo seguire?

Recuperare l’interiorità, non preoccuparsi più solo del portafoglio e della casa comoda. Dobbiamo noi vivere per primi i valori, dare l’esempio».

I danni provocati dalla pandemia, non solo quelli economici ma anche quelli psicologici, sembrano l’esito di una specie di terza guerra mondiale. È così?

Le altre guerre hanno portato alla distruzione materiale. L’effetto della pandemia invece è indefinibile. Ha contribuito ad abbattere l’interiorità della persona, il concetto stesso di relazione. Ripeto: c’è un malessere profondo. Serve recuperare l’autenticità dei nostri rapporti.

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