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Costi troppo alti, niente bambini. Roccella: mobilitazione di tutti
«Aiuti». Gli italiani per fare più figli chiedono «aiuti». È questa la parola che ricorre più spesso se si domanda alle persone di associare un termine alle misure per rilanciare la natalità. Nello specifico, le ragioni principali della scelta di non avere figli nel nostro Paese sono sostanzialmente due: il costo del mantenimento della prole, elemento decisivo per più di due italiani su tre (69%), e la difficoltà a conciliare la cura della famiglia con il lavoro (53%).
Sono amare conferme le indicazioni emerse da un’indagine a campione di Community&Research, condotta da Daniele Marini, sociologo dell’Università di Padova, presentata nel corso di un evento organizzato da Plasmon per lanciare insieme alla Fondazione per la Natalità il progetto «Adamo 2050», una piattaforma digitale di incontro tra istituzioni e soggetti privati per promuovere soluzioni a favore della genitorialità.
Mantenere un figlio in Italia costa 650 euro al mese e per un italiano su due la denatalità è ha ragioni economiche o lavorative. È cioè figlia di un contesto incapace di vedere nei bambini che nascono un valore per tutta la comunità, e non un fatto esclusivamente privato. Anche per questo, come ha sottolineato la ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella, la sfida diventa culturale: «Bisogna coinvolgere e promuovere una mobilitazione collettiva sulla natalità a partire da aziende e sindacati, enti non profit, associazioni, enti locali, per cercare di cambiare un clima culturale. Serve investire su politiche che creino un ambiente economico e culturale a favore della natalità, con la complicità di tutti gli attori della società civile».