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Cosa resta del Novecento
L’ANPPIA, l’Associazione dei Perseguitati Politici Antifascisti, ha aperto l’attività annuale al Museo di Storia Naturale proponendo il tema; “Cosa resta del Novecento”. Il tema è anche il titolo dell’ultimo libro pubblicato dal prof. Giovanni De Luna, Ordinario di Storia all’Università di Torino che è stato intervistato in collegamento video-conferenza dallo storico Davide Conti, consulente dell’Archivio Storico del Senato della Repubblica, consulente della Procura di Brescia sulla strage del 28 maggio 1974, consulente anche della Procura di Bologna sulla strage del 2 agosto 1980. Conti è anche l’autore di alcuni libri editi dall’ANPPIA, e l’ultimo “La generazione ribelle” tratta dell’antifascismo e della Resistenza a Livorno.
Renzo Bacci, Presidente dell’ANPPIA livornese, nell’introdurre l’argomento ha detto che l’analisi e la riflessione su quanto è avvenuto nel “secolo breve” fa nascere un senso di smarrimento per la situazione bellica attuale, ma comunque bisogna rinverdire la fiducia nella pace e nella democrazia. Simone Lenzi, Assessore alla Cultura del Comune di Livorno ha ricordato che fare i conti con il secolo passato ci induce a vivere in una prospettiva che certamente non è rosea a causa dei conflitti russo-ucraino e arabo-israeliano ma bisogna far riemergere quei valori fondamentali per i quali siamo riusciti a vivere liberamente in questi ultimi anni.
Conti ha posto alcune domande al prof. De Luna: dal Novecento come secolo della masse, alla politica, alla Grande Guerra, al fascismo italiano, ai grandi temi della guerra e della pace.
De Luna ha chiarito che il novecento è stato veramente il secolo delle masse. E’ il secolo della produzione di massa su larga scala come l’automobile, è il secolo del consumo di massa, dei mezzi di comunicazioni, ma anche della violenza di massa e dei suoi eccessi, tutte cose che erano inverosimili nell’800. Le masse sono dunque le protagoniste ma non bisogna dimenticare gli eccessi che portano alle guerre e alle distruzioni.
Il prof. De Luna ha poi messo in rilievo la preminenza della politica nel dirigere tutto, la politica cioè si faceva “Stato” e si incarnava non solo nei regimi totalitari ma anche in quelli democratici, in ambedue ci sono stati degli eccessi negativi. “L’uomo nuovo” in quel tempo era ricercato da tutti, oggi invece la politica non propone soluzioni “alte”, si è ridotta a gestire l’esistente. Venendo al tema della Grande Guerra, lo storico ha evidenziato che essa ha creato “la prossimità con la morte”, tutti coloro che vi avevano partecipato avevano avuto l’imprinting della violenza. Il surplus della violenza non ha paragoni con il passato e con l’affermarsi degli stati totalitari emerge anche una dimensione criminale. E’ vero che le masse organizzate non rinunciano alla loro libertà, ma dobbiamo anche dire che la libertà non si trova “nella fabbrica fordista che non si distingue dai regimi totalitari”.
De Luna ha anche chiarito che nel fascismo emergono e permangono le “tare” dell’autobiografia della nostra nazione, cioè il conformismo, il lasciar fare, il quieto vivere, ma anche nel riemergere di “istanze reazionarie” mi sento -ha detto- ottimista perché ci sono antidoti e certe “tare” non possono più attecchire perché la nostra democrazia è alimentata da passioni, dalla riconquista della propria dignità di uomini attraverso la Resistenza e il partigianato, perciò la democrazia anche oggi è sempre da difendere e propugnare. Il novecento dunque è stato un brutto secolo ma ci ha lasciato una democrazia che è la meno peggio di qualsiasi altra soluzione. Nella nuova Costituzione repubblicana emerge una rottura con il passato fascista e determina l’inizio di una era nuova. Infatti la Costituzione è nata da una Costituente che era formata dai rappresentanti dei partiti politici in essa presenti nati dalla scelta resistenziale e dal movimento partigiano.
Sul tema della pace il prof. De Luna ha detto che oggi è come se la guerra ci sia sempre e la pace è diventata una illusione. In passato la guerra era simmetrica, oggi non è più così, nella guerra tra la Russia e l’Ucraina forze armate come la Wagner e il Battaglione Azov nel passato erano impensabili. La guerra non è più quella che il 900 ci aveva consegnato e oggi dobbiamo guardare al conflitto arabo-israeliano come al confronto tra civiltà occidentale e l’islam, ma non ho gli strumenti -ha concluso con una grande onestà intellettuale- per rispondere agli interrogativi del presente.