Coronavirus

Nel piano nazionale delle vaccinazioni anti Covid i disabili e chi li assiste, in primo luogo le famiglie, non ci sono. Nell’elenco delle categorie prioritarie per la somministrazione del vaccino ci sono, come è noto, il personale sanitario, i residenti e il personale delle Rsa, le persone in età avanzata. Nessun riferimento ai disabili, tranne quelli “ricoverati” nelle Rsa, in gran parte anziani.

Nessuno ai caregiver, alle badanti, ai familiari di queste persone fragili.

Eppure il 2 dicembre, proprio in occasione della presentazione del piano delle vaccinazioni, la Camera aveva approvato una risoluzione che impegnava il governo «ad assicurare in via prioritaria la protezione vaccinale» alle «persone che versano in condizioni di fragilità».

I disabili, dunque. Risultato? A livello nazionale nessuno, mentre l’unica Regione che si è mossa è il Lazio che con una propria determinazione ha inserito nella “fase 2” le «persone con comorbidità severa, immunodeficienza e/o fragilità di ogni età», cioè i disabili e anche le persone che frequentano le Rsa in modalità semiresidenziale, non considerata nel Piano nazionale. Dal resto delle Regioni ancora nulla.

Una grave mancanza denunciata più volte in questi giorni dalle associazioni del mondo della disabilità. Anche perché la prima richiesta di attenzione risale addirittura al 31 ottobre, ed era stata fatta a livello europeo. Più di due mesi fa Yannis Vardakastanis, presidente dell’Edf, il Forum Europeo sulla Disabilità, che coordina tutte le associazioni, chiedeva di «includere le persone con disabilità e le organizzazioni che le rappresentano nella pianificazione delle strategie di vaccinazione, fornendo loro, così come alla loro rete di sostegno, un accesso prioritario a vaccinazioni sicure, affidabili e gratuite».

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