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“Con te è stupendo”
“Sarà colpa mia o forse anche tua. Parlarci di tutto senza dire mai niente”
L’esperienza della colpa è un’esperienza umana. La colpa, infatti, è stata ampiamente studiata dalla filosofia e dalla teologia. Heidegger, nel suo saggio “Essere e tempo”, descrive la colpa come “esser fondamento di una nullità”. Si tratta, insomma, della sensazione descritta dai due giovani e famosi cantanti: un senso di vuoto, di nulla e di silenzio sterile. Anche nell’amore, come ci indica la canzone, ci sono momenti in cui tutto sembra fluido e surreale, attimi in cui l’inconsistenza della vita sembra fare da padrone.
“L’amore è sempre una prova”
Eppure, quasi a far da contraltare, nelle nostre giornate sperimentiamo anche l’esistenza di prove. Questa precarietà ci porta spesso, infatti, a sentire il limite. Non solo all’esterno di noi (basti solo pensare ai problemi sociali, economici, pubblici o privati). Molto di più, il limite è all’interno di noi. La teologia ha sempre insegnato che l’imperfezione è tipica della creatura. Siamo molto spesso incapaci e, allora, ce ne facciamo una colpa. Siamo molto spesso incapaci e, inoltre, viviamo anche l’amore sempre come una prova. Come mi è capitato recentemente di dire ad una giovane: “Attenta, l’amore è qualcosa di diverso da una prova: l’amore è dare di più!” E questo, non lo dico io, lo dice il Signore.
“Perché noi siamo un magnifico difetto che con te è stupendo e non voglio dare un senso a tutto questo. Ma con te è diverso e cancelliamo le paure, per poi poterci addormentare”
Solo l’incontro con Gesù ci libera da noi stessi, dai nostri difetti e dalle nostre prove. Solo l’incontro con Gesù ci fa sperimentare la grandezza della salvezza: non sono io a liberarmi dal mio peccato. Guai a me, se pensassi che mi salvo con le mie forze. Per potermi addormentare e per cancellare le mie paure ho bisogno del Signore. Il grande Preconio, che si canta nella Solenne veglia Pasquale, afferma: “O felix culpa, quae talem ac tantum meruit habere Redemptorem”, ovvero “Beata colpa, che meritò di avere un così grande Redentore”. Ecco in che senso, quindi, noi siamo un magnifico difetto: scoprendoci amati e salvati da un Dio che viene e ci libera dal peccato, dalla colpa e dalla paura.
“Sarò sempre pronto a fidarmi di te”
Solo così, allora, nasce in noi il sentimento della fiducia. In altre parole, nasce in noi la fede. Questa grande virtù ci spinge a fidarci del mondo e della storia, a fidarci dell’amore. Noi possiamo vivere relazioni piene di fiducia, come quella che cercano Benji e Fede, proprio perché crediamo in un Dio af-fidabile. La fede ci conduce per mano ad una vita piena di relazioni e ci dà la pace: il Signore prende i nostri difetti e li perdona. Non ci giudica, ma ci abbraccia e vuole la nostra salvezza. Non ci crocifigge, ma si fa Dio crocifisso.