Diocesi
Commento al Vangelo
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».
Voi siete
Ci sono delle affermazioni che oggettivamente ci possono lasciare perplessi, meravigliati o divertiti per la loro assurdità, ma le stesse affermazioni acquistano un significato profondo e una loro autenticità in una dimensione di amore; le canzoni, le poesie, sono contenitori di espressioni di questo tipo: tornavo da te senza niente da dire senza tante parole ma con in mano un raggio di sole per te (Jovanotti); ci sarà il sole nella stanza in fondo agli occhi tuoi (Mango) …
Gesù ha proprio detto «Voi siete»; è un fatto non un ordine: qualcosa che già si è, non qualcosa che si deve diventare. Facciamo presto a darne una interpretazione moralistica ponendo la questione in prospettiva, nel senso di “siate” o “dovete diventare”, come fosse un progetto in cui impegnarsi o una meta da raggiungere con una certa fatica. L’affermazione di Gesù, invece, è sul piano ontologico, parla del nostro “essere”. Sappiamo bene di non essere una comunità di perfetti, di iniziati, di puri, piuttosto una comunità di poveri uomini raggiunti dalla Parola di Dio, Amati da lui e rivestiti del suo splendore. Dobbiamo imparare a conoscere noi stessi: solo se ci conosciamo e se abbiamo coscienza di noi stessi possiamo rispondere attivamente e assumerci le responsabilità che ci competono.
L’uso del plurale, “voi”, è per affermare che il Vangelo, la relazione con lui, la Fede, la vita cristiana non è un proclama per l’individuo solitario che si impegna a raggiungere una méta morale elitaria, ma il manifesto di una nuova comunità, della famiglia di Dio radunata per offrire al mondo la testimonianza della salvezza.
sale della terra
Il sale è una immagine di una forza simbolica enorme: significa sapore, sapere, sapienza, ma anche simbolo della Alleanza (cfr Lv 2,13); Gesù inserisce i suoi discepoli come segno della grande Alleanza. Nel Battesimo veniamo immersi talmente nel mistero di Dio da diventarne il segno per l’umanità e questo ha una portata enorme per la storia del mondo. Essere sale della terra, essere sapidi per gli altri, non è conseguenza di qualche capacità, o espressione di virtù conquistate, neppure di sacrifici offerti, piuttosto come testimonianza dell’Amore che è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato (Rm 5,5).
«il sale non si vanta di se stesso perché non serve se stesso: è sempre è lì per aiutare gli altri, aiutare a conservare le cose, a insaporire le cose». Una «semplice testimonianza» (Papa Francesco16.6.18)
luce del mondo
È incredibile pensare che nella Genesi la Luce precede nella creazione (il primo giorno: Gn 1,3) il sole, la luna e le stelle sue fonti naturali (creati nel quarto giorno: Gn 1,14-15), d’altra parte, molto ingenuamente, l’autore racconta che Dio aveva bisogno di vedere bene ciò che stava creando ed esserne soddisfatto (Gn1,31) ma anche per dirci che Lui è la fonte della luce vera, quella che illumina ogni uomo (Gv 1,9).
Gesù ha affermato che la comunità dei discepoli, a cui ha appena proclamato le beatitudini, è per la presenza di Dio resa luce del mondo. Noi non vediamo la luce, ma le cose illuminate: la comunità cristiana è resa luce perché il mondo possa vedere bene cosa sta facendo, dove sta andando, che senso ha dato alla sua storia.
Che cosa diventa una Chiesa che non annuncia e non esce?
Diventa un’associazione spirituale. Una multinazionale per lanciare iniziative e messaggi di contenuto etico-religioso. Niente di male, ma non è la Chiesa. Questo è un rischio di qualsiasi organizzazione statica nella Chiesa. Si finisce per addomesticare Cristo. Non dai più testimonianza di ciò che opera Cristo, ma parli a nome di una certa idea di Cristo. Un’idea posseduta e addomesticata da te. Organizzi tu le cose, diventi il piccolo impresario della vita ecclesiale, dove tutto avviene secondo programma stabilito, e cioè solo da seguire secondo le istruzioni. Ma non riaccade mai l’incontro con Cristo. Non riaccade più l’incontro che ti aveva toccato il cuore all’inizio (Papa Francesco, «Senza Gesù non possiamo far nulla», 05/11/2019)
perché vedano
L’espressione finale può aiutarci come una chiave d’interpretazione: il fine è la Gloria del Padre che si manifesta all’umanità per mezzo delle opere buone (letteralmente “belle”) che l’uomo realizza. Ciò che è bello perché trasparisce la bellezza di Dio che è entrata nella vita della comunità cristiana e per mezzo di essa raggiunga tutta l’umanità. Opere belle perché toccate dalla Benedizione di Dio e orientate alla realizzazione del suo Regno.