Diocesi
Commento al Vangelo
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
Allora Maria disse
Nasce dal profondo del cuore di Maria la lode per la grandezza di Dio. La lode che Maria esprime si intreccia in un dialogo tra l’umiltà della “serva” e la forza dell’Altissimo che l’ha adombrata con la sua potenza (cfr. Lc 1,35). È stata la forza della Fede che aveva messo “fretta” a Maria per salire in montagna per incontrare Elisabetta. È la Fede che esplode in un grido di esultanza, un grido universale che va oltre il tempo – «D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata» – per raggiungere la lode di ogni credente.
Lode che esprime la “comunione” tanto che lo “spirito” di Maria esulta in Dio: ciò che è prospettiva di ogni credente è già compiuto in Maria. Siamo chiamati a entrare in Dio per vivere la storia con Lui nella prospettiva del Suo Regno, vedere le cose e le persone dal suo punto di vista e con il suo stesso amore. È necessaria la consapevolezza, che in Maria è già chiarissima, di essere da Lui salvati.
Grandi cose
Maria si scopre al centro della storia del suo popolo e di tutta l’umanità: ciò che Dio ha fatto per Lei è quanto ha fatto per il suo popolo liberandolo e vincendo, mantenendosi fedele alla sua Misericordia. C’è un passaggio dalla individualità di Maria, che è sotto lo sguardo di Dio, alla azione di Dio per tutto il popolo e per tutta l’umanità; quello che Maria custodisce in grembo assume la dimensione universale della salvezza; l’esperienza esaltante ed illuminante della Vergine diventa un dono prezioso per tutta l’umanità di ogni tempo di generazione in generazione.
Maria intravede un mondo totalmente nuovo i cui schemi che appartengono alle umane consuetudini sono sconvolti: coloro che portano avanti il progetto di giustizia, i costruttori del Regno non sono gli orgogliosi, i potenti o i ricchi, ma gli ultimi, gli affamati, gli umili, di coloro che pongono la loro speranza in Dio e si fidano di Lui.
Maria è prototipo dell’umanità che contemporaneamente si è mette nelle mani di Dio e vive in pienezza la storia dell’uomo. Il Magnificat è canto di sintesi tra fede e vita, sintesi tra lode a Dio e umile servizio del prossimo; è sintesi tra l’escatologico e lo storico, tra speranza e immanenza.
Il mistero dell’incarnazione comincia molto prima della nascita di Gesù, là dove gli uomini si lasciano coinvolgere da Dio e dalla umanità come Maria. Il canto del Magnificat ci racconta con grande forza quanto Maria sia incarnata nel suo popolo e nella sua storia, donna tra le donne. Riaffermare la dimensione umana di Maria ci aiuta a sentirla molto più vicina piuttosto che “irraggiungibile” come la devozione popolare sembra voler dire. Nel Magnificat riusciamo a capire che la salvezza per quanto protesa verso il traguardo futuro della fine della storia, deve e può realizzarsi anche nella quotidianità di ogni tempo là dove si porta a concretezza la liberazione nelle realtà che vivono il disagio, la sofferenza e la fatica del vivere.
per sempre
dice S. Ambrogio: “Sia in ciascuno l’anima di Maria per magnificare il Signore; sia in ciascuno lo spirito di Maria per esultare in Dio ” (Ambrogio, commento su san Luca). Maria incarna l’immagine della chiesa dei poveri, il suo canto si pone tra passato, presente e futuro; tutto il Magnificat risuona delle voci dell’antica promessa insieme a quella degli esclusi e degli emarginati del nostro tempo. Maria è l’Israele, custode delle promesse, e la Chiesa in cui le promesse si realizzano; testimone della misericordia di Dio che cammina con la stanchezza, l’oppressione e le fatiche dell’uomo. Senza limitarsi al perdono dei peccati, la Misericordia esprime una forza di guarigione a tutto campo: i ricchi liberati dalla schiavitù della ricchezza, i poveri dalla prigione della miseria, i forti dall’ossessione del potere, i deboli dalle catene dell’impotenza, i superbi dal pericolo dell’autosufficienza.
Maria partecipa da una posizione privilegiata: quella di chi sta in basso – tapeinosis, tradotto con «umiltà» –quella di chi sta davanti a Dio spoglia di tutto perché si fida totalmente e unicamente di lui.