Come don Giussani, seguire Cristo per affrontare con serenità anche le avversità

Il Vescovo Simone ha celebrato, nella Chiesa di Nostra Signora del Rosario la S. Messa per il 18° anniversario della morte di don Giussani e il 41° del riconoscimento pontificio della Fraternità di Comunione e Liberazione (11 febbraio 1982).

L’intenzione della Messa come per le Celebrazioni Eucaristiche in Italia e nel mondo, presiedute da cardinali e vescovi, è la seguente: «Nella memoria grata di don Giussani chiediamo al Signore di poter corrispondere con tutta la nostra vita all’invito rivoltoci da papa Francesco il 15 ottobre di accompagnarlo nella profezia per la pace, nella profezia che indica la presenza di Dio nei poveri, nella profezia che annuncia la presenza di Dio in ogni nazione e cultura».

«Il Signore si rivolge a ognuno di noi dicendoci che se lo vogliamo seguire occorre prendere la propria croce come l’ha presa Lui. Non c’è bisogno di andarsele a scegliere le croci, ognuno ha le sue. Tutte le croci sono pesanti e ognuno sa quella che sta vivendo». L’incipit dell’omelia del Vescovo Simone è schietto. I fedeli presenti lo avvertono. Il senso della vita è nella croce, quindi, è determinate sapere accogliere tutta la vita. È facile essere felici quando va tutto bene. È complesso essere sereni e contenti quando ci sono tantissimi problemi. Non è una penitenza. Occorre sapere offrire a Dio le sofferenze dell’esistenza. Tutto ha senso, tutto ha significato, tutto a valore. Dobbiamo dimostrare con la nostra vita che tutto è assunto, tutto è redento, tutto è glorificato. Spesso il peccato dell’uomo odierno è volere essere al centro del mondo sfidando Dio. Il centro dell’universo è Dio, non io! La nostra dimensione è il dono di sé. Noi dobbiamo essere testimoni della vittoria sulla morte. Sapere ribaltare la storia. La Risurrezione di Cristo è un ribaltamento della storia.

Monsignor Simone insiste nell’affermare che ognuno deve donare speranza, donare fiducia, donare serenità. Seguire Cristo come don Giussani che fino alla fine della sua vita, con mille problemi di salute, testimoniava sempre una profonda serenità. La presenza di Cristo nel cuore. La tristezza invece è la madre di tutte le tentazioni perché rende possibile ogni tradimento. Nella gioia viceversa abbiamo la possibilità di affrontare qualunque avversità. Testimoniare la profonda serenità della gioia nella prova che ci viene dal seguire Cristo. Essere nella nostra vita una domanda ai nostri amici: “Perché a te va tutto così bene? Che fai tu?” Perché è Cristo che cambia la storia e da senso e gioia soprattutto anche alle mie croci.

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