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Ciao Giorgio
Quando ho conosciuto Giorgio Kutufà ero un ragazzo. Era un carissimo amico dei miei genitori che condividevano con lui una bella esperienza politica. Anni dopo, ci siamo ritrovati a condividere insieme l’esperienza, prima dell’Ulivo, e poi quella del Partito democratico. Giorgio, aveva una grande capacità di ascolto, dialogava con tutti, riusciva a coinvolgere fino in fondo chi gli stava vicino. La politica è stata la sua grande passione vissuta non strumentalmente come un mezzo per un fine diverso dalla politica stessa, ma come politica in sé, come disegno per il futuro, come valutazione razionale del possibile e come sofferenza per l’impossibile, come chiamata ideale di ognuno di noi alla costruzione del bene comune. Consapevole fino in fondo che la politica è elaborazione collettiva, maturazione di problematiche.
Tutto questo, penso, abbia avuto nell’esperienza di fede le sue radici più profonde, sapendo sempre ascoltare le difficoltà dell’altro, di capire le perplessità di chi non condivide la sua fede, dicendo però parole franche che non affondavano la loro autorevolezza in un dogma ma in un vissuto che lo ha sempre reso capace di dialogare nella diversità nel rispetto delle singole identità e sapendo sempre e comunque distinguere le discriminanti di fronte alle quali l’essere cattolico appare vincolante e quelle viceversa che anche fra i cattolici possono vedere una dialettica profonda. Caro Giorgio, grazie di tutto, e un ultimo e carissimo abbraccio, riposa in pace.