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Chiesa e giovani
L’estate dei ragazzi negli oratori e nelle parrocchie italiane prende finalmente forma: dopo il lungo periodo della quarantena, durante il quale l’unica certezza era che «la Chiesa non lascerà da soli i ragazzi nel periodo estivo», sono arrivate le “istruzioni per l’uso”. È online da lunedì, infatti, il sito Aperto per ferie (accompagnato da uno spot su Youtube), uno spazio digitale curato dal Servizio nazionale per la pastorale giovanile che offre materiale a sostegno delle iniziative estive organizzate da oratori e parrocchie.
Uno strumento prezioso che arriva pochi giorni dopo la pubblicazione della nota Aperto per ferie 2, sempre a cura della Pastorale giovanile nazionale della Cei. Il documento riprendere il progetto Aperto per ferie pubblicato poche settimane fa in collaborazione con numerose associazioni e lo rilegge alla luce di quanto stabilito dal Dipartimento per le politiche della famiglia nelle «Linee guida per la gestione in sicurezza di opportunità organizzate di socialità e gioco per bambini ed adolescenti nella fase 2 dell’emergenza Covid 19».
Il sussidio che ne esce viene consegnato a vescovi e incaricati locali con la raccomandazione «di valutare le diverse possibilità nei propri territori, tenendo aperto il dialogo con le istituzioni ecclesiali e civili». L’invito, quindi, è a curare sia il dialogo con tutti gli enti presenti sul territorio che il confronto con le Regioni, che proprio in questi giorni stanno definendo all’interno di specifici tavoli di lavoro le linee guida per i centri estivi, mettendo in campo anche alcune risorse economiche.
I «punti fermi»Le indicazioni arrivate dal governo, come sottolinea il documento Cei, mettono in chiaro alcuni punti fondamentali: primo fra tutti la necessità di rispettare in modo scrupoloso i protocolli di sicurezza sanitaria e la responsabilità dei Comuni, a cui spetta autorizzare i progetti «in accordo con le autorità sanitarie». Per alcuni, come nota il responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile don Michele Falabretti, la collaborazione con i Comuni rappresenta una novità e si trovano «sollecitati per la prima volta a un lavoro di rete con il territorio».
Il secondo punto chiaro è la possibilità di vivere le attività solo in piccoli gruppi (da 5 a 10 ragazzi in base al’età), imponendo quindi una rotazione nell’utilizzo di spazi e orari, oltre che la ricerca anche di altri luoghi diversi da quelli consueti per gli oratori: «Questo – spiega il documento Cei – rimanda all’idea di “oratorio arcipelago”».
Ad accompagare i ragazzi, poi, dovranno essere gli adulti, che, secondo il governo, potranno essere volontari (come da tradizione dell’oratorio) ma sempre «opportunamente formati». Non va dimenticata, inoltre, la sfida di integrare i ragazzi con disabilità, valutando le modalità di caso in caso.
Per le gite e le escursioni la Cei propone due formule “tradizionali” ma adatte anche in questo momento: le uscite in bicicletta o i cammini a piedi.
Punto delicato è quello relativo alla certificazione delle attività che dovrà essere fatta dai Comuni e che prevede l’impiego di materiali (mascherine, guanti, prodotti per l’igienizzazione e il triage), che faranno lievitare i costi «ma che possono essere coperti dai fondi messi a disposizione dal governo».
Gli snodi pastoraliAlla luce delle Linee guida del governo, la Pastorale giovanile rilegge quindi le tre fasi proposte per il progetto «Aperto per ferie». A partire dalla «fase 0»: la formazione dei gruppi e degli animatori. Il primo suggerimento è quello di individuare la figura di un responsabile del protocollo di sicurezza e di attrezzare la segreteria perché gestisca iscrizioni, orari e comunicazioni alla luce dei protocolli previsti. Altro punto fondamentale è poi la questione degli animatori adolescenti che da sempre «attraverso il servizio e l’assunzione di responsabilità» hanno «un’opportunità di crescita straordinaria». Poiché le Linee guida impongono la rigida divisione per fasce d’età, l’invito è di aprire il dialogo con le Regioni sullo specifico ruolo degli adolescenti negli oratori.
Per quanto riguarda la «fase 1», che era stata tutta pensata a distanza tramite il Web, è chiaro che è possibile una “rimodulazione” ma la tecnologia sarà comunque preziosa per uscire dai piccoli gruppi previsti e creare un senso di comunità più allargato, ingrediente fondamentale delle iniziative estive. Inoltre «l’esperienza dell’estate va considerata anche come un laboratorio che alzi le competenze e le renda adatte all’iniziazione cristiana in tempo di pandemia», con «un uso più sapiente della tecnologia» anche in vista della ripresa della catechesi in autunno.
Sulla «fase 2», poi, il richiamo forte è alla corretta applicazione dei protocolli di sicurezza, a partire dalla consapevolezza della fragilità che il virus ha fatto emergere con forza. Non si tratta solo di una questione legale (la corretta applicazione delle Linee guida mette al riparo da una pesante responsabilità penale in caso di contagio), ma di una sfida per le comunità del futuro, chiamate a partire dalle attuali contingenze a «una responsabilità condivisa» e a un «affidamento condiviso». Si tratta anche di un impegno nei confronti delle famiglie, che chiederanno di offrire ai loro figli un ambiente sicuro.
Il documento si chiude sottolineando l’opportunità di «attivare reti intraecclesiali ed extraecclesiali», ma anche di curare sempre di più l’oratorio come «luogo di formazione alla vita, attraverso il protagonismo dei ragazzi». Anche per questo proprio la conoscenza dell’epidemia potrà diventare «uno dei temi del percorso educativo e formativo di quest’anno».