Diocesi
Cento anni fa nasceva Alberto Ablondi
Una provocazione ad “andare oltre”

Il 18 dicembre di cento anni fa nasceva a Milano Alberto Ablondi.
Quarantadue anni dopo fu nominato Vescovo per la Chiesa di Livorno dove rimase fino alla sua scomparsa avvenuta ottantasei anni dopo, nell’estate del 2010.
La Chiesa e la Città di Livorno non possono quindi dimenticare il centenario di uno dei personaggi che più ha influito sulla loro storia recente.
Innamorato di Livorno, “dei livornesi in particolare”, è partito da questa città per la sua opera di evangelizzazione che ha toccato gli “estremi confini della terra”.
Cresciuto, dal punto di vista ecclesiale, nel fervido ambiente cattolico del dopoguerra da cui emersero personaggi come Giovanni Battista Montini, passato alla storia come Papa Paolo VI (nella foto insieme ad Ablondi ndr), e monsignor Emilio Guano, uno dei protagonisti del Concilio Vaticano II e suo predecessore a Livorno, monsignor Ablondi seppe tradurre gli insegnamenti conciliari nel suo magistero di Vescovo di Livorno e di cattolico impegnato nell’Ecumenismo e nella diffusione della Bibbia in tutto il mondo.
Chiunque ha avuto la grazia di conoscerlo negli anni del suo episcopato livornese ne conserva un ricordo singolare, quasi personale. Se oggi dovessimo domandare alle migliaia di livornesi che lo hanno conosciuto una testimonianza ne emergerebbero tante quante sono le persone interpellate. Il rapporto con le persone che incontrava era infatti sempre originale, mai banale, come lui stesso considerava sempre l’altro.
I numerosi scritti che ci ha lasciato dimostrano quanto il vescovo Ablondi fosse innamorato della parola e quanto sapesse usarla in modo geniale, tanto che potrebbe essere definito un vero artista della parola.
Sulla scia del Concilio Vaticano II seppe lanciare la stagione sinodale della Chiesa cattolica promuovendo uno dei primo Sinodi diocesani post conciliari e promuovendo il primo Sinodo dei giovani.
Nei decenni a cavallo tra la fine del secolo scorso e l’inizio del nuovo millennio divenne un punto di riferimento per tanti cristiani in Italia e non solo: quando pronunciavi il nome di Alberto Ablondi non trovavi mai una reazione di indifferenza. In quegli anni seppe far convivere la carica istituzionale di vice presidente dei vescovi italiani, allora guidati dal cardinale Ruini, con l’entusiasmo sincero di immergersi tra i giovani livornesi che erano soliti ritrovarsi in piazza Attias. Fu per lui quindi quasi naturale, in occasione del Convegno della Chiesa italiana a Palermo, salire sul palco dove ballavano i giovani e trascinare con sé alcuni confratelli vescovi.
Nei quarantaquattro anni di vita livornese monsignor Ablondi ha saputo amare la città che ha incontrato da adulto e da cui è partito per andare in tutto il mondo. Per questo il suo centenario deve diventare l’ennesima provocazione ad “andare oltre”, come amava spesso ripetere.