“C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico …!”

 Da ormai lungo tempo siamo tutti prigionieri del famigerato “virus” e di conseguenza agli arresti domiciliari per ordine superiore, ma anche per istinto di conservazione. 

Questo ci ha fatto incontrare e scontrare prepotentemente con un vocabolo che finora non era di uso continuo: l’aggettivo VUOTO  che, pur esistendo anche nella sua forma di sostantivo, è diventato per noi quasi un incubo che ci preme e ci opprime da ogni lato.

Il Papa in piazza San Pietro “vuota”, le Chiese “vuote”, le Fabbriche “vuote”, le Scuole e Università “vuote”. Tutto ciò che non è classificato di estrema necessita è chiuso e quindi “vuoto”.

Per quanto riguarda la Chiesa, un virus ha potuto MOSTRARCI almeno per un certo tempo e per ragioni di ordine pubblico IL POSSIBILE SCENARIO di quel grande obiettivo di tanti regimi passati e presenti, dittatoriali o a maggioranza “politicamente corretta”: chiudere le chiese.

E’ vero che ora le chiese non sono chiuse. E’ soltanto proibito il culto “pubblico”. Ma di fatto anche il culto “privato” è talmente controllato, a torto o a ragione, che di fatto le chiese è come se fossero chiuse.

Certamente non siamo tornati al tempo delle catacombe, almeno per noi in questo tempo, ma in alcuni casi abbiamo visto qualcosa di simile: preti e fedeli multati e denunciati perché “scoperti”, pur alle debite distanze, a celebrare e partecipare a “attività di culto”. E poi se le chiese non sono classificate come luoghi di necessità almeno minima rientrano, sempre a torto o a ragione, in quei luoghi dove non puoi recarti perché non sono validi ai fini dell’ autocertificazione. Se vuoi andare in chiesa a pregare perché ne senti il bisogno o per uno “sghiribizzo”, devi avere la fortuna di trovare una chiesa tra casa tua e il luogo segnato nella tua autocertificazione. Solo in tal caso ti è concessa una “rapida” deviazione a guisa di un “incidente di percorso”: così nei decreti del Ministero dell’Interno.

Badate bene: sembrerà esagerato ma io ho vissuto questo tempo, soprattutto la Settimana Santa, con una intensità spirituale forse maggiore rispetto ai tempi normali. In varie occasioni io stesso ho pensato che la Chiesa ogni tanto dovrebbe chiudere le chiese. Già Modugno cantava che “La lontananza sai, è come il vento. Spegne i fuochi piccoli ma accende quelli grandi”. L’unico problema è che il Vangelo stesso ci impedisce di rischiare di spegnere i fuochi piccoli. Non è la logica del Signore!

QUINDI nella sua corretta interpretazione posso anche concordare con i vari decreti emessi in questo periodo di calamità. In situazione di normalità una chiesa può essere infatti luogo di sovraffollamento (magari!). Capisco anche che, da buoni italiani, persino i peggiori anticlericali e non credenti (e dicono di essere in tanti) scriverebbero che “desiderano andare in chiesa”, pur di fare una corsetta salutista e una periodica “libera uscita”.  Posso anche convenire che si può pregare in casa o, come mi pare abbia detto uno dei tanti “maitres à penser” del mondo dello spettacolo, si può pregare anche nel gabinetto. Credo che il maestro abbia detto “in bagno”. Istintivamente infatti dire gabinetto o bagno non fa lo stesso effetto:: la parola “bagno” è più gentile e di maggiore estensione concettuale, quindi si presta meglio dell’altra a immaginarlo come luogo quasi “sacro” e di preghiera. Sembra proprio che il virus abbia finalmente dato ragione a tutti quelli che hanno sempre detto e dicono che si può essere cristiani anche senza andare in chiesa.

Tuttavia nessun regime politico nella storia ce l’ha mai fatta del tutto e per sempre. La gente ha sempre trovato mille modi per tenere viva o riscoprire la fede dei padri e dando poi vita a un nuovo risveglio religioso al loro cadere. Perché i regimi cadono, tutti! anche quello del “politicamente corretto”.

Onore al merito

Intanto “onore al merito”: per ora il virus c’è riuscito, anche se questa sua “vittoria” si dovrebbe ritorcere su di lui. Grazie anche alle chiese vuote infatti, almeno nell’intenzione dei vari decreti, il microscopico nemico dovrebbe essere sconfitto.

 Oltre ai vari regimi più o meno atei o anticlericali o cosiddetti “laici”, ci stanno provando da decenni i supermercati, le crociere e i viaggi organizzati per giovani-giovani e “giovani della Terza Età”, l’estate con il mare e i monti, lo sport con i vari campionati e le varie gare: tutti questi soggetti sono ormai decenni che provano e con un certo successo a svuotare le chiese.

Il nostro amico virus invece da’ l’impressione di avercela fatta quasi da subito: ha proprio svuotato le chiese sorprendendo tutti coloro che dal 1700 fino a oggi ci hanno provato. Sembrerebbe quasi un vecchio pistolero di passaggio che, loro malgrado e senza essere assoldato, liberi finalmente la società dalla pre-potente antica superstizione, rendendo inutili i suoi stregoni e i suoi luoghi.

E’ buffo: di fatto questo virus “potrebbe” aver illuso per un certo tempo le due tradizionali bande contrapposte: quelli che lo vedono come un chiaro castigo di Dio contro un mondo preda delle diaboliche tenebre  (i cosiddetti tradizionalisti) e quelli che invece lo potrebbero immaginare con un po’ di cinismo come un contributo importante nel cammino verso il sol dell’avvenire, verso un bel mondo abitato dai Lumi (i cosiddetti progressisti) Eppur si muove

Che sia un virus a farci intravedere il possibile scenario di cosa sarebbe il trionfo della luce sulle tenebre, della modernità sull’oscurantismo medioevale, dell’ateismo “pratico e superficiale” non solo sulla Chiesa ma anche su “l’altra chiesa”: il vecchio ateismo cosiddetto scientifico?Io comunque ho l’impressione di no.

Vari fenomeni in questa Settimana Santa ci permettono di nutrire il dubbio che le chiese “chiuse al culto pubblico” per necessità possano essere in qualche modo un triste presagio del futuro della Chiesa.

Prendo due titoli tra tanti: * Papa, Via crucis solitaria a San Pietro. La “strana” Pasqua ai tempi del Covid-19.    È iniziato il Triduo Pasquale. Chiese aperte ma senza messe, veglie e sepolcri. Il Papa viene seguito in    diretta tv da milioni di persone, forse non solo fedeli  (Sole 24 ore)

* La fede al tempo del virus, straordinari ascolti dei riti religiosi.    È soprattutto papa Francesco a catalizzare una crescente attenzione di fedeli, ma anche di laici.     La Messa delle 7 su Rai1 è seguita mediamente da oltre un milione di spettatori (Corriere della Sera)

Certamente non sono tipo da farmi influenzare dai numeri. Le grandi adunate (in questo caso via etere) le ho sempre snobbate: siano religiose, sindacali, politiche, sportive e quant’altro. Cerco solo di interpretarle, auspicabilmente nel modo più corretto possibile, altrimenti nel bene o nel male provocano col tempo tremende delusioni. Quanta gente seria e onesta per esempio oggi rivede tanti movimenti storici, anche recenti, con un certo senso di critica e di autocritica. Passando il tempo e vedendone le conseguenze è certamente più facile prenderne le distanze. Ma c’è sempre qualcuno spesso inascoltato che lo vede prima, dalle premesse riesce subito a prevedere le conclusioni senza aspettare l’aiuto  di un grande spavento sotto forma di virus o di altro sovvertimento sociale.

C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico..

Questi primi versi della poesia “L’aquilone” del Pascoli ci offrono due aggettivi che caratterizzano sempre nella storia il clima dei popoli dopo un grande spavento. Una specie di ciclico ritorno del mitico “ anno Mille”: “Nuovo e antico”

  1. Tutti parlano di un non-ritorno allo stile di vita prima dell’arrivo del virus.

Non esagererei. La fauna dei goderecci e non pensanti è talmente folta che anche se perdesse qualche esemplare resterebbe sempre forte. Purtroppo li avremo sempre tra noi; e forse noi stessi in qualche modo ne siamo parte.

Tuttavia questo spavento imprevisto qualcosa ha provocato anche di positivo: ci ha fatto sperimentare un certo stile di austerità, di essenzialità e semplicità di vita che può farci solo bene. Lo vedremo ancora meglio nel futuro perché, come ho scritto già altrove, il grande spavento continuerà anche dopo e speriamo che sia contenuto nello spazio e nel tempo per non degenerare ulteriormente in una grande tragedia, in una sofferenza da molti decenni ormai sconosciuta nella nostra società.

Tra le cose che possono migliorare penso ci sia anche  una nuova relazione tra Dio e il Suo popolo, una specie di nuova alleanza.

Il vuoto obbligato di questi giorni avrà pur generato in tanti un silenzio di riflessione e questo genere di silenzio invece di conciliare il sonono riesce spesso a svegliare o risvegliare la mente e il cuore.

Qualcosina anche Dio e anche la Chiesa ci dovranno pur “guadagnare” e con loro anche l’uomo che può riscoprire una fede assopita o illusoriamente scartata ma capace di riprendere nuova vita e vigore. Ne sono certo.

  1. E’ vero che alla televisione abbiamo potuto vedere messe in abbondanza:

dal Papa ai vescovi ai monsignori fino ai preti giovani e entusiasti in piena attività e a quelli vecchi messi in quiescenza o malati, ma non ancora arresi. Io stesso in questo tempo di chiese chiuse al culto pubblico ho celebrato messa da casa ogni giorno in diretta e molte persone hanno partecipato seriamente e mi hanno spesso sollecitato a farlo.

E’ vero che in gran parte erano già dei “nostri”, ma pensate proprio che nessun altro si sia infiltrato? Anche uno solo per la Chiesa è un “successo”.

  1. Sono solo dettagli ma io sono l’uomo dei dettagli e, come ebbi a scrivere in questa rivista, per me certi dettagli  sono come gocce di sangue che analizzate possono rilevare lo stato di salute presente e futuro della società o almeno di parte di essa. E dal punto di vista della fede lo stato di salute è buono.

CONCLUDENDO

Forse l’attuale vuoto delle chiesa in realtà potrebbe aver scatenato una clandestina o semplicemente anonima ricerca che potrebbe anche far ben sperare. Forse da questo vuoto delle chiese potrebbe scaturire un numero di persone religiosamente e cristianamente più attente, meno preoccupate di essere “politicamente corrette” e forse più desiderose di scoprire o riscoprire quelle verità tramandate nei secoli che i nostri “antichi-vecchi” credevano, e a modo loro vivevano.

Che a volte ci voglia uno spavento con conseguente paura per riscoprire il mistero di Dio è purtroppo un fatto. Ma non solo Dio. Abbiamo visto gente che cantava l’inno nazionale e bandiere tricolori sventolare ai balconi, e non per una partita di calcio o una vittoria del cavallino rosso. Famiglie che si sono finalmente “godute” e intimamente trovate o ritrovate.Ma che garanzia di fedeltà offre una fede nata dalla paura? Diciamo subito che non è la paura che genera la fede, ma è solo l’occasione spesso per scoprirla o riscoprirla. Noi cristiani diremmo che essendo l’uomo creato a immagine e somiglianza di Dio ne porta al suo interno un desiderio e una nostalgia, che come una sinfonia sommessa e gentile può essere coperta dal frastuono della vita. Ma l’uomo è fondamentalmente, come dice il filosofo Gabriel Marcel, “una invocazione metafisica”. Questa definizione mi ha sempre affascinato! Il silenzio derivato da uno spavento può far percepire e riascoltare quella sinfonia.

Certo non è facile spiegarlo oggi, anche in parole povere se volete. Provate a dire alla gente oggi le belle parole di Sant’Agostino  “il mio cuore è inquieto Signore finchè non riposa in te”. Eppure quella frase è diventata celebre proprio per la sua verità, per aver colto l’essenza dell’uomo.Ecco allora che anche lo spavento provocato da un famigerato virus può aiutarci a capirla, gustarla e sperimentarla per poi non lasciarla più.

Forse dovremmo riconoscere e ammettere amaramente che le persone e le comunità umane non possono veramente migliorare senza un “grande spavento”! Fin dai tempi di Adamo e Eva che cedettero alla lusinga diabolica di poter diventare come Dio, e poi si trovarono a vergognarsi di essere nudi.