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Bassetti: «Continueremo a prenderci cura delle persone e del bene comune»
Anche dopo il lockdown la Chiesa italiana è pronta a fare la sua parte, così come ha offerto la sua grande testimonianza nel periodo più duro della pandemia. E intende offrire insieme ai gesti concreti di carità anche soprattutto “un annuncio liberante”. Lo assicura il cardinale Gualtiero Bassetti in apertura del Consiglio permanente della Cei. “Lontani dall’essere nostalgici, lamentosi o ripiegati su improbabili scorciatoie, sentiamo la responsabilità di affrontare strade nuove, lungo le quali ridisegnare il volto della nostra presenza ecclesiale. Si tratta di prendersi a cuore le persone, la loro dignità, la casa comune, il creato; di curare e custodire le relazioni, di coltivare e alimentare il dinamismo della comunione, che vive di incontro e di reale condivisione; di tessere con convinzione e gratuità una rete di alleanze sociali per promuovere insieme il bene comune, di ciascuno e di tutti”. QUI IL TESTO INTEGRALE
Le domande alla Chiesa
L’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei ha introdotto i lavori del parlamentino dei vescovi con alcune riflessioni, che avevano il principale scopo di avviare un confronto tra i membri del Consiglio permanente in vista dell’Assemblea generale che si svolgerà a novembre.
Le considerazioni del porporato hanno preso il via dal ricordo dei mesi di chiusura totale per motivi sanitari, per aprirsi progressivamente a una visione speranzosa del futuro. Non ha offerto ricette preconfezionate, ma ha concluso il suo intervento con una serie di domande, nate anche dall’interlocuzione con i vescovi di tutta Italia:
“Questa situazione inedita conosce la ricerca sincera di uomini e donne, forse digiuni delle nostre abitudini e dei nostri linguaggi, ma abitati dalla sete di Dio. Come proporre un nuovo incontro con il Vangelo, come annunciarlo con parole e gesti credibili?
Come aiutarci a superare rassegnazioni e luoghi comuni, per rileggere da una prospettiva di fede – quindi, con il pensiero di Cristo – anche questa stagione di angoscia e desolazione?
Attorno a quale nucleo essenziale ripensare nelle nostre comunità ecclesiali percorsi possibili di catechesi e di maturazione della fede?
Quali aspetti curare maggiormente nella formazione permanente dei nostri sacerdoti, quali processi favorire?
Quali passi ci attendono per vivere maggiore collegialità episcopale e comunione ecclesiale?
Quale contributo assicurare alla società italiana per rimuovere le cause della povertà, favorire l’inclusione di vecchi e nuovi poveri e far sì che nessuno sia escluso o resti indietro?
Al di là di ogni tentazione di chiusura difensiva e autoreferenziale, come valorizzare al meglio i circuiti relazionali in cui siamo immersi e costruire alleanze tra soggetti e istituzioni?
A cinque anni dalla pubblicazione dell’enciclica Laudato si’, quale approfondimento proporne e quali scelte assumere per recuperare un rapporto buono con sé, con gli altri, con il creato e con Dio?”.
Secondo Bassetti, la situazione attuale e gli stessi quesiti, così come il ricordo del recente passato (“reparti ospedalieri trasformati in terapie intensive, la vita esposta a criteri di selezione e di scarto. L’isolamento che ha privato di affetti e conforti religiosi nel passaggio decisivo. Le bare anonime, caricate su camion militari. Le restrizioni delle libertà, le attività sospese, i tradizionali luoghi d’incontro deserti. Un Uomo affaticato e solo, che sale la china sotto la pioggia, e poi benedice una Piazza vuota in cui, significativamente, l’umanità intera si è riconosciuta presente”) sono un potente incentivo a “mantenere lo sguardo su ciò che abbiamo vissuto per far fronte alla pandemia”. Nel contempo, ha notato il cardinale, “ci testimoniano che davvero nulla sarà come prima”.
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