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Baldisseri: pandemia e giovani, quanti esempi di solidarietà
Coinvolgere i giovani nelle istituzioni ecclesiali, rinnovando la pastorale per le nuove generazioni. È su questo tema che si concentra l’attenzione del cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei Vescovi, a partire dall’attualità segnata dalla convivenza con il coronavirus che ha reso difficoltosa la ripresa delle consuete attività parrocchiali, come i campi estivi e gli oratori.
Un libro per tutti
A stimolare la riflessione del porporato è un volume sull’argomento pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana. S’intitola ‘Lo Spirito rinnova ogni cosa. Una pastorale giovane per i giovani’ ed è a firma di Nathalie Becquart, una religiosa che ha dedicato più di 30 anni all’apostolato dei ragazzi in Francia e che proprio in virtù della sua esperienza ha partecipato al pre-Sinodo e poi al Sinodo dei giovani del 2018 in qualità di uditrice.
Il qui ed ora
“Prima di tutto – afferma il porporato – vorrei ringraziare tutti quei i giovani che si sono dati da fare come operatori concreti e volontari durante la pandemia”. È bastato davvero poco perché si attivassero in un momento drammatico per la storia di tutto il mondo. “I giovani – prosegue il cardinale Baldisseri – hanno dimostrato che non rappresentano il futuro, bensì il presente”. Una verità evidenziata in lungo e in largo sia durante i lavori del Sinodo sia nell’Esortazione post-sinodale di Papa Francesco. E anche il volume di Becquart lo ribadisce ancora una volta, aggiungendo esempi concreti derivanti dal proprio cammino al fianco dei ragazzi.
Dare spazio
Il contesto inedito di oggi spinge a considerare diversamente le iniziative pastorali. Eppure questi insegnamenti sono sempre validi. “Vediamo che il ritmo sta lentamente riprendendo – osserva il segretario genrale del Sinodo – e la proiezione futura ci dice che occorre l’apporto dei giovani se vogliamo rinnovare le cose”. In primis è necessario capire dove sono i giovani. “In passato la parrocchia aveva il campetto, il cinema, il calcio balilla. Ma adesso questo non è più sufficiente. I giovani – afferma – sono per strada. Ed è lì che bisogna andare a trovarli”.
L’accompagnamento
L’idea di fondo è semplice a dirsi. “Come Chiesa – spiega il cardinale Baldisseri – dobbiamo avere il coraggio di fidarci dei giovani, senza pensare che siano immaturi. Possono cadere, certo. Tutti siamo fragili. Ma l’idea madre di tutto è l’accompagnatore. Compagno vuol dire cum pane, quello cioè che spartisce il pane e che quindi diventa familiare. Allora il compagno non sta dietro o davanti, sta al fianco perché ci si deve parlare”.
Andare per strada
Cosa consigliare agli educatori e ai sacerdoti alle prese con i giovani? “Quello che noi dobbiamo fare – prosegue – è accostarci ai giovani: ascoltarli e parlare con loro, seguendo il suggerimento di questo libro. Ecco perché dobbiamo andare per strada, nei templi del gioco come lo stadio oppure la palestra. Però – avverte – in questi luoghi non ci deve andare il sacerdote. Devono andarci i ragazzi formati, anche se ‘formato’ è una parola un po’ vecchia. Deve andarci il ragazzo che si è preso su se stesso tutto, che ha sentito che è diventato diverso, che vuole esprimersi e che vuole dare”.
Il discernimento
Il cardinale Baldisseri invita ad allargare gli orizzonti e individua un’altra funzione strategica della parrocchia che potrebbe intercettare l’interesse dei ragazzi. “Intorno ai 15 anni – spiega – si comincia a pensare per bene alle scelte per il futuro. E non sempre trovano sufficiente il sostegno offerto dalla famiglia”. Ecco allora che non solo il parroco, ma anche i giovani laici possono dare una mano. “Sono loro che devono essere missionari. Questo – conclude – è il discorso: tutti i battezzati sono missionari e discepoli di Cristo, sebbene secondo ruoli, carismi e ministeri differenti”.