Ascoltare è più che sentire

Cosa intendiamo per “principio di Sussidiarietà”?

Nel Compendio della dottrina sociale della Chiesa[1] leggiamo (185) La sussidiarietà è tra le più costanti e caratteristiche direttive della dottrina sociale della Chiesa.

Definiamo sussidiarietà il principio secondo il quale le questioni umane dovrebbero essere gestite dal livello di autorità più basso e meno centralizzato possibile. In altre parole, le sfide dovrebbero essere affrontate al livello più vicino alla comunità interessata.

Questo principio si basa dunque sulla convinzione che le decisioni migliori siano prese quando le persone che hanno il maggior interesse su una determinata questione sono coinvolte nel processo decisionale e implica una distribuzione equa delle responsabilità. (189) Caratteristica conseguenza della sussidiarietà è la partecipazione con un forte richiamo dunque alla corresponsabilità e ad una distribuzione equa delle responsabilità.

Nella Chiesa, il principio di sussidiarietà è applicato in vari contesti, ad esempio nella gestione delle parrocchie, delle diocesi e delle regioni ecclesiastiche ed è applicato anche nella relazione tra la Chiesa universale e le Chiese locali: non solo si riconosce cioè l’autonomia delle Chiese locali ma si promuove la loro partecipazione attiva alla vita della Chiesa universale.

Papa Francesco ha dato al principio di sussidiarietà un ruolo centrale nel suo magistero e lo applica in vari modi nel suo pontificato.

Uno degli esempi più macroscopici in questo senso è la promozione della sinodalità, ovvero la pratica di ascoltare e coinvolgere le diverse parti della Chiesa nella vita e nella missione della Chiesa. In particolare la XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, in corso tra il 2021-2024, è di fatto un sinodo sulla sinodalità con il titolo “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”[2].

Lo scopo di questo processo sinodale non è quello di fornire un’esperienza temporanea o una tantum di sinodalità, ma piuttosto di fornire un’opportunità a tutto il popolo di Dio di discernere insieme il cammino per essere una Chiesa più sinodale a lungo termine.

Tale “cammino” prevede infatti diverse fasi di realizzazione: prima gli incontri nelle singole diocesi con redazione di un documento finale diocesano; poi incontri nelle singole conferenze episcopali e pubblicazione un documento finale; infine, i documenti universali che raccolgono e riassumono le riflessioni precedentemente emerse.

Un altro esempio concreto è nella Costituzione apostolica Praedicate Evangelium[3] un atto di governo del Santo Padre per riorganizzare e ridistribuire le competenze dei ministeri che lo aiutano nella missione universale (la Curia romana). Promulgata il 19 marzo 2022, la nuova Costituzione Apostolica arriva dopo 10 anni di ascolto ed elaborazione che ha coinvolto il Consiglio dei Cardinali, con vari contributi dalle Chiese di tutto il mondo.

Leggiamo nel preambolo “La Curia romana non si colloca tra il Papa e i Vescovi, piuttosto si pone al servizio di entrambi”. Il servizio al Santo Padre e ai Vescovi, alle chiese locali, questa è la direzione più visibile tracciata nel Documento.

Quale impatto concreto ha questa visione?

Alla luce della Praedicate Evangelium, il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale[4] si è riorganizzato e rinnovato per la sua missione. In particolare, all’interno della nuova struttura, è stata creata la Sezione Ascolto e Dialogo, della quale appunto faccio parte. Si tratta in sostanza di un ponte con le chiese locali e i vari attori della Chiesa che promuovono lo sviluppo umano integrale.

In risposta alle esigenze manifestate da alcune diocesi nel mondo, ad esempio, abbiamo fornito assistenza e formazione per la creazione di uffici pastorali che potessero accompagnare migranti e rifugiati in modo più efficace. Oppure, all’indomani dell’inizio del conflitto in Ucraina, le maggiori organizzazioni cattoliche impegnate nella risposta umanitaria, a livello internazionale, regionale e locale, hanno manifestato la necessità di un elemento di raccordo della loro azione. Il dicastero ha accompagnato questa richiesta e offerto uno spazio di dialogo flessibile che è poi diventato un soggetto di coordinamento innovativo direttamente gestito dalle stesse organizzazioni[5].

Dice Papa Francesco che ascoltare è più che sentire[6], non è un esercizio vuoto, privo di significato «È il dono più prezioso e generativo che possiamo offrire gli uni agli altri »[7]. Ascoltare è un atto creativo verso l’altro, verso fuori.

Poco prima del Conclave che lo avrebbe eletto Papa, l’allora Cardinale Bergoglio disse: «la Chiesa è chiamata ad uscire da sé stessa e ad andare verso le periferie, non solo quelle geografiche, ma anche quelle esistenziali »[8]. La nostra missione è dunque promuovere una Chiesa sempre più “in uscita”, più vicina alle esigenze “periferiche” poiché il cristiano non ha paura di decentrarsi, di andare verso le periferie, perché ha il suo centro in Gesù Cristo.[9]

*Coordinatrice regionale per l’Europa, Sezione Ascolto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale

Guarda videohttps://youtu.be/ulknOWJe_8g

[1] https://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/justpeace/documents/rc_pc_justpeace_doc_20060526_compendio-dott-soc_it.html

[2] https://www.synod.va/it.html 

[3]  https://www.vatican.va/content/francesco/it/apost_constitutions/documents/20220319-costituzione-ap-praedicate-evangelium.html   

[4] https://www.humandevelopment.va/it.html

[5] https://www.cr4u.info/home

[6]  https://www.vatican.va/content/francesco/it/apost_exhortations/documents/papa-francesco_esortazione-ap_20131124_evangelii-gaudium.html     

[7] https://www.vatican.va/content/francesco/it/messages/communications/documents/20220124-messaggio-comunicazioni-sociali.html

[8] Congregazione Generale in Preparazione del Conclave, 9 marzo 2013

[9] https://www.vatican.va/content/francesco/it/messages/pont-messages/2014/documents/papa-francesco_20140823_messaggio-meeting-amicizia-popoli.html