Allarme ambiente

In primo piano, ci sono le sagome dei cinque Continenti. Insieme ai colori tradizionali – verde per le aree boschive, marrone per le montagne, azzurro per i mari – sulla mappa spiccano inquietanti pennellate rosse. Si tratta, a ben vedere, di puntini, tanto vicini da formare strisce di colore estese lungo ampie porzioni di America Latina, Africa, Artico, Sud-est asiatico. È la fotografia dei fuochi attivi nel pianeta, scattata dall’autorevole Fire information for resource management system, il centro dati della Nasa.

L’immagine, diffusa la settimana scorsa, ha prodotto forte impatto nell’opinione pubblica internazionale, ancora scossa dall’emergenza roghi in Amazzonia poiché ha mostrato con inconfutabile evidenza quanto gli scienziati sostengono da tempo: gli oltre 40mila fuochi attivi solo nella porzione brasiliana di foresta sono, purtroppo, solo la punta dell’iceberg. Gli incendi di per se non sono una novità: secondo la Fao, ogni anno brucia tra il 3 e il 4 per cento della superficie terrestre. La loro intensità e potenziale distruttivo, molto più elevato costituiscono, però, un inedito.

La ragione è il cambiamento climatico: se quest’ultimo non ci fosse – afferma John Abatzoglou, dell’Università dell’Idaho – i fuochi della California, di fatto ciclici, avrebbero una potenza minore di 500 volte. 

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