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Agli onori degli altari
La vocazione limpida di una donna decisa a seguirla oltre gli ostacoli della famiglia. Le vicende di coraggio di altri due spagnoli che durante la guerra civile non rinnegarono il Vangelo davanti alla canna di un fucile. La scelta di una consacrata di restare al secondo posto perché ritenuto più adatto a servire e comporre i dissidi. I Decreti approvati questa mattina dal Papa nell’udienza al cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, portano in primo piano le storie di quattro nuovi testimoni della fede.
Elena Guerra, prossima santa
La prima storia è quella di Elena Guerra, prossima santa, vissuta tra il 1835 e il 1914. Toscana di Lucca, dove comincia e conclude la sua esistenza, nasce in una famiglia nobile che la educa ai valori cristiani e già ventenne mostra una sensibilità verso esperienze di tipo comunitario. Dà vita prima al “Giardinetto di Maria”, poi alle “Amicizie spirituali”, due forme di aggregazione femminile laicali che consentivano alle giovani donne di godere di un reciproco aiuto spirituale. Durante una visita a Roma col padre si commuove alla vista di Pio IX e decide di consacrarsi. La famiglia le va contro, lei non demorde e la forma di vita religiosa che comincia diventa la radice della Congregazione delle Suore di Santa Zita per l’educazione culturale e religiosa della gioventù, che fonda nel 1882. Gli ultimi anni di vita della futura santa sono amareggiati da incomprensioni con alcune consorelle, che l’accusavano di cattiva amministrazione, tanto che Elena, anziana e ammalata, decide di lasciare i suoi incarichi di superiora. Giovanni XXIII la proclama beata nel 1959.
I martiri di Spagna
Dalla Spagna emergono invece le storie di altri due uomini, futuri beati, che durante la Guerra civile spagnola come tanti altri sfidano a viso aperto e coerenza di fede l’odio anticristiano e la ferocia persecutoria delle milizie repubblicane. Si tratta di un sacerdote diocesano, Gaetano Clausellas Ballvé, classe 1863, originario di Sabadell, e di un laico e padre di famiglia, Antonio Tort Reixachs, nato nel 1895 vicino Barcellona. Entrambi vengono uccisi nel 1936. Il primo, cappellano di una struttura per anziani, viene prelevato dai miliziani il 14 agosto 1936 e fucilato alle spalle all’alba del giorno dopo. Il laico, padre di 11 figli, molto devoto dell’Eucaristia e della Madonna e soprattutto “reo” di aver dato rifugio a dei religiosi in casa, subisce l’irruzione di uomini armati, che saccheggiano l’abitazione, sfregiano le immagini sacre, lo torturano in un convento trasformato in prigione e poi lo fucilano nella notte tra il 3 e il 4 dicembre nei pressi del cimitero di Montcada.