Accesso all’acqua, bene comune

L’acqua è una preziosa e insostituibile creatura di Dio. Sia la Genesi sia la ricerca scientifica ci dicono in qualche modo che all’origine della vita c’era un elemento fondamentale, l’acqua.

L’accesso all’acqua in quantità e modalità adeguate è una questione di dignità umana. Concretamente: non potersi dissetare, non poter provvedere alla propria igiene o al bucato, non avere acqua durante un parto o un’operazione chirurgica sono situazioni che mettono a repentaglio la salute e la vita stessa. Senza acqua non c’è sviluppo umano.

Nella scia del comandamento evangelico “Dare da bere agli assetati” (Matteo 25), la Chiesa si è da sempre preoccupata dell’accesso all’acqua per chi, in determinate circostanze, ne era sprovvisto. Pensiamo al dare da bere agli ammalati e degenti ricoverati nelle migliaia di strutture sanitarie cattoliche, pensiamo ai numerosissimi pozzi, ai filtri e alle tubature ai quali si dedicano tante ONG cattoliche, la rete Caritas, molte congregazioni.

La nota enciclica Laudato si’ cita l’acqua una quarantina di volte.

Dopo quest’introduzione, veniamo al cuore del tema che ci interessa. Spesso sentiamo definire l’acqua “un bene comune”[i]. Si tratta di un linguaggio adoperato anche dalla Chiesa. Per esempio: «l’acqua è un bene comune universale, un bene comune dell’intera famiglia umana», spiegò la Santa Sede in occasione di un Forum mondiale dell’acqua (Città del Messico, 2006)[ii]. Più recentemente, il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale ha sottolineato, negli Orientamenti Aqua fons vitae, che «secondo il magistero della Chiesa Cattolica, l’acqua è un bene comune la cui adeguata gestione concorre alla realizzazione del bene comune dell’intera famiglia umana» [iii].

È importante, innanzitutto, riconoscere che questo concetto di “un bene comune” può avere sfumature diverse se adoperato da giuristi oppure da economisti. Semplificando: i giuristi si interessano alla proprietà, alla natura di un operatore idrico, o ancora al diritto di usufruire di determinate quantità d’acqua. Gli economisti invece a come un determinato bene in questo caso l’acqua viene consumato; nello specifico, se nessuno può essere escluso dal suo consumo ma il consumo è comunque rivale – cioè quello che consumo io non lo consumi tu – la teoria economica considera quel bene comune.

E la Chiesa? Cosa propone in merito all’acqua, elemento così importante anche nella nostra tradizione religiosa? Rimanendo consapevoli che il concetto acqua include realtà diverse – oceani, acqua solidificata nei ghiacciai, acqua presente negli organismi viventi – soffermiamoci sull’acqua dolce facilmente accessibile e sull’acqua potabile.

Due idee per guidarci. La prima è il principio della destinazione universale dei beni. Il Catechismo della Chiesa Cattolica indica che «i beni della creazione sono destinati a tutto il genere umano» (§ 2402). Il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa ricorda che Dio-Creatore ha affidato la Terra, questa nostra casa comune, «a tutto il genere umano, perché essa sostenti tutti i suoi membri, senza escludere né privilegiare nessuno» (§ 171). Dio fa piovere sui giusti e sugli ingiusti (Matteo 5, 45) e c’è un diritto di usufruire di questi beni in quanto funzionali al proprio sviluppo (Compendio, § 172). Eppure la ripartizione geografica dell’acqua dolce non rispecchia la ripartizione della popolazione e ci sono grandissime disparità nel consumo idrico. Inoltre, l’inquinamento rende una certa quantità di acqua dolce difficile da potabilizzare per chi non dispone di possibilità avanzate di depurazione. Circa due miliardi di persone hanno un qualche problema con l’accesso all’acqua: o troppo poca, o troppo lontana, o troppo costosa, e via dicendo. Talvolta l’acqua è disponibile per finalità superficiali, per lo svago, ma manca gravemente per necessità fondamentali di chi magari si trova a poca distanza, questo anche se l’acqua non può essere considerata una merce ricorda Papa Francesco[iv].

La seconda idea risiede nell’etimologia ricca dell’aggettivo “comune”, dal latino munus, che designa il dovere, l’obbligo, il favore o il regalo. Come se “in comune” è ciò a cui qualcuno deve appartenere, ma anche ciò a cui sceglie di contribuire e collaborare.

Ciò detto, interroghiamoci: davvero crediamo che l’acqua sia destinata universalmente a tutte le generazioni?  Ci stiamo adoperando per rendere realtà una tale visione?

L’acqua come bene comune è sì quella fonte dalla quale una persona e la sua comunità dipendono: un fiume, un acquifero, un pozzo. Ma è anche quella fonte per la quale ci s’impegna. Che viene gestita in modo sostenibile da tutti i punti di vista e anche in solidarietà, preoccupandosi in modo prioritario dei più poveri e vulnerabili che mancano di acqua; stabilendo in base alla dignità umana una gerarchia dei vari usi dell’acqua; evitando l’accaparramento, lo spreco, forme gravi di inquinamento e l’uso dell’acqua come arma. L’acqua come bene comune sospinge ad interrogarsi e adoperarsi per una sana e pacifica cultura dell’acqua, una vera partecipazione[v], istituzioni integre e vigili[vi], ad abbinare diritti e doveri[vii], e infine sforzi per l’educazione e la contemplazione di questo dono di Dio, “sorella acqua”.

*officiale del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale

Guarda il videohttps://youtu.be/T2Aib2417KI

[i] Non si tratta dunque qui del principio del bene comune descritto nel Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, § 164-170.

[ii] Acqua, un elemento essenziale per la vita. Contributo della Santa Sede al Quarto Forum mondiale dell’Acqua, marzo 2006.

[iii] Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, Acqua fons vitae. Orientamenti sull’acqua: simbolo del grido dei poveri e del grido della Terra, Città del Vaticano 2020, § 20.

[iv] Francesco, Messaggio ai partecipanti alla Conferenza “La gestione di un bene comune: l’accesso all’acqua potabile per tutti” svoltasi all’Università Urbaniana l’8 novembre 2018.

[v] Varie iniziative (ciascuna con le sue specificità e con diversi approcci giuridici, economici e/o sociali) si impegnano – con più o meno successo – per promuovere la visione e la gestione dell’acqua proprio come un bene comune.

[vi] Aqua fons vitae, § 104-108.

[vii] Il diritto umano all’acqua potabile non è il tema di questo testo. Va comunque tenuto a mente che la Santa Sede promuove da anni questo diritto. Si veda Laudato si’, § 30 e Aqua fons vitae, § 49-55.